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Covid19 e economia, Basilicata: ripartire dalle aziende

in Economia

POTENZA, 18 giugno 2021 – Otto imprese lucane associate su 10 hanno subito ripercussioni sulle proprie attività a causa dell’emergenza economica legata al Covid 19, anche se l’impatto è stato differente nei vari settori. Più della metà ha avuto una riduzione del portafoglio ordini. Per fronteggiare la situazione, 3 imprese su 4 hanno fatto ricorso alla cassa integrazione.

Il 44,7% delle aziende ha rinviato le assunzioni precedentemente previste a causa della pandemia. La maggioranza delle imprese prevede comunque il mantenimento del proprio organico.

In termini prospettici emerge una buona fiducia per il 2021 per la ripresa e il consolidamento della crescita. E’ quanto è emerso dall’indagine conoscitiva promossa da Confindustria Basilicata presso un campione di imprese associate con più di dieci dipendenti sugli effetti del Covid e le prospettive di ripartenza, realizzata in collaborazione con la società di ricerche di mercato Datacontact, le cui risultanze sono state presentate nel corso dell’evento “La Basilicata riparte dalle imprese” che si è tenuto questa mattina presso la sede potentina della Confederazione degli Industriali, alla presenza del presidente Francesco Somma, del Vice Presidente nazionale di Confindustria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali, Vito Grassi e del governatore della Regione Basilicata, Vito Bardi.

“La Basilicata riparte dalle imprese – ha dichiarato il presidente Somma – perché le imprese sono state il più grande antidoto alla rassegnazione indotta dalle fasi più cupe della pandemia e oggi si confermano il vero traino di una ripartenza che finalmente sta accelerando la sua corsa.

Nonostante le legittime preoccupazioni nutrite nella fase più acuta della pandemia, non c’è stato lo tsunami temuto. Le ripercussioni ci sono state e in alcuni casi sono state molto pesanti, ma le nostre imprese, soprattutto quelle di medio/grandi dimensioni, hanno dimostrato una buona capacità di resilienza, anche grazie all’efficacia degli strumenti messi in campo per fronteggiare la crisi”.
Oltre al massiccio utilizzo della cassa Covid – secondo i dati illustrati questa mattina dalla vicepresidente Datacontact, Rossella Tosto – 4 imprese su 10 hanno richiesto un prestito (soprattutto quelle di medie dimensioni). Il 25% delle aziende è riuscita ad effettuare gli investimenti programmati, mentre il 41% ne ha realizzati solo una parte.

Un’impresa su 3 prevede nuovi investimenti in Innovazione tecnologica, digitalizzazione e Transizione 4.0 , o acquisto di macchinari e formazione.

Per quanto riguarda le aspettative per stimolare e consolidare la ripartenza, le priorità per le imprese lucane a livello nazionale sono: incentivi, investimenti infrastrutturali, sgravi fiscali per le assunzioni, sostegno al credito, riforma del fisco ed efficientamento della PA. Per quanto riguarda, invece, il livello regionale le imprese ritengono prioritarie: semplificazione amministrativa, infrastrutturazione digitale, sostegno alla ricerca e all’innovazione, valorizzazione del territorio e transizione ecologica.
“Le aspettative del tessuto imprenditoriale lucano – ha continuato il Presidente Somma – sono tutte puntate sulla capacità del PNRR di innescare sviluppo virtuoso. Risorse, riforme e rilancio del Mezzogiorno come secondo motore del Paese ne rappresentano i presupposti. A livello locale, è necessario completare la programmazione per agganciare la ripresa, a partire dalla massima valorizzazione delle specializzazioni produttive. I recenti annunci circa la produzione di Stellantis a Melfi delle nuove auto elettriche per il 2024, danno ancora più forza alla nostra proposta di rivendicare per la Basilicata la nuova gigafactory di batterie. Facciamoci trovare pronti. Coinvolgiamo anche i giovani: abbiamo il tempo necessario per formare i nostri ragazzi alle professionalità ricercate, attraverso la progettazione di un ITS di altissimo livello nel settore della meccatronica”.
Dal presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, è arrivata piena disponibilità al confronto e alla programmazione partecipata. “Con i progetti candidati al finanziamento del PNRR – ha dichiarato il governatore – è possibile rafforzare le infrastrutture fisiche e digitali della Basilicata, per offrire nuove opportunità alle imprese lucane, valorizzare le vocazioni delle diverse aree della regione, tradurre in atti di programmazione la “transizione energetica” che lungi dall’apparire come una mera affermazione di principio deve sostanziarsi in una concreta prospettiva di sviluppo sostenibile. In questo senso va anche la candidatura che abbiamo avanzato della Basilicata come sede del Centro nazionale di Alta tecnologia “Ambiente ed Energia”, uno dei sette centri sulle tecnologie emergenti individuati nel PNRR, come pure le interessanti proposte della “valle dell’idrogeno appulo – lucana” e del progetto “gigafactory” avanzate recentemente da Confindustria di Basilicata e Puglia”.
“Il dato relativo agli investimenti che emerge dall’indagine – ha aggiunto il vice presidente nazionale, Vito Grassi – testimonia la fiducia delle imprese nella ripresa che secondo Confindustria va spinta attraverso un forte partenariato pubblico privato che ci consenta di raggiungere gli obiettivi del PNRR. Primo fra tutti, la realizzazione di un nuovo modello di sviluppo economico improntato all’economia circolare. Mai come in questo momento, abbiamo una visione ben precisa basata sulle linee guida che ci dà l’Europa e abbiamo una notevole dotazione di risorse per realizzarla. Diventa fondamentale accelerare la messa a terra dei provvedimenti, affinché i benefici arrivino il prima possibile. Con le Confindustrie del Mezzogiorno abbiamo indicato le nostre priorità programmatiche all’interno del documento “Costruire il Mediterraneo” presentato al Governo come contributo al PNR,R in cui si assume l’economia del mare come strategica per il rilancio del Paese e si indicano gli investimenti infrastrutturali prioritari per agganciare le economie europee più competitive”.

Zes, Filctem CGIL: “estendere le aree di Pisticci e Ferrandina”

in Economia

Non essendo scaduti i termini previsti per tale istituzione, la Filctem CGIL di Matera, chiede all’Assessore Regionale ed al Comitato di indirizzo della Z.E.S. Jonica, di procedere in tal senso, affinché questa opportunità sia da volano al rilancio industriale dell’intera area, anche in termini occupazionali

Come è noto la Z.E.S. interregionale di Puglia e Basilicata, è realtà. All’interno della stessa vi è la possibilità di individuare le Zone Franche Doganali, le quali prevedono sospensioni dei pagamenti dei dazi doganali e dell’iva, delineando di fatto una “No Tax Area”. E’ di questi giorni la notizia, della candidatura a zona franca doganale, del territorio di Ferrandina.

La Filctem CGIL di Matera, acquisisce con favore tale evento, in quanto promotori da tempo dello sviluppo di tale operazione, ma ritiene nel contempo, riduttiva tale scelta. E’ opportuno, per quanto concerne l’individuazione delle aree interessate alla stessa, l’estensione a tutta l’area di sviluppo industriale della Valbasento, territori di Pisticci e Ferrandina, i quali rappresentano, tra le aree perimetrate a tale scopo, quelle più prossime al porto di Taranto, oltre ad avere al loro interno, diverse realtà produttive.

Non essendo scaduti i termini previsti per tale istituzione, la Filctem CGIL di Matera, chiede all’Assessore Regionale ed al Comitato di indirizzo della Z.E.S. Jonica, di procedere in tal senso, affinché questa opportunità sia da volano al rilancio industriale dell’intera area, anche in termini occupazionali

Rapporto Banca d’Italia, molte ombre sull’economia lucana

in Economia

In Basilicata, petrolio e settore automobilistico in calo. Quarto: “Dare importanza al settore agricolo”

“Il rapporto congiunturale della Banca d’Italia, presentato in questi giorni a Potenza, attinente allo stato di salute dell’ economia lucana se pur non esaustivo del 2019, (riguarda infatti solo il primo semestre dell’anno in corso), offre – afferma il consigliere regionale di Basilicata positiva, Piergiorgio Quarto – interessanti indicazioni per un’analisi più approfondita. Appare subito evidente che i settori portanti dell’economia regionale ossia la produzione delle auto a Melfi e quello delle estrazioni di petrolio e gas registrano una forte battuta d’arresto. Il forte calo della domanda di auto nuove ha determinato come aspetto conseguenziale il forte ricorso all’istituto della cassa integrazione, ammortizzatore sociale indispensabile per lenire i danni occupazionali di portata cospicua in regione. Parimenti l’accertata riduzione delle estrazioni delle compagnie petrolifere Eni e Shell comporterà un ridimensionamento sensibile delle royalities a danno dei Comuni interessati dalla problematica. Dati importanti che si riflettono sostanzialmente sull’andamento dell’economia lucana che appare ancora a tutt’oggi in sofferenza. Negli anni passati – continua Quarto – è mancato un piano organico in grado di valorizzare a livello strutturale l’apparato industriale in regione. Non si è stati in grado di introdurre una programmazione su vasta scala di rilancio occupazionale azionando una dovuta politica degli investimenti nel settore pubblico. La dinamica di espansione messa in atto dalle politiche regionali passate non ha considerato ancora credibile un piano di lungo periodo che valorizzi le risorse della pubblica amministrazione spesso valutate solo in un’ottica di costo negativo per la collettività. Il nuovo esecutivo regionale di centro-destra invece valuta positivamente l’avvio di una riforma sostanziale della macchina amministrativa che permetta di produrre e gestire servizi per i cittadini più efficienti e meglio qualificati.

Positivi, invece, i dati complessivi sulla occupazione che registra un aumento dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, risultato incoraggiante alla luce dei segnali non positivi ivi provenienti dalle altre regioni meridionali, dove il dato occupazionale è negativo parliamo infatti del – 0,4%. Settori trainanti e propulsivi nel realizzare il trend positivo regionale, il turismo, l’influsso di Matera capitale della cultura 2019 è fondamentale e l’agricoltura

. Il settore agricolo merita una valutazione accurata e partecipata – prosegue il consigliere regionale – alla luce anche di nuove importanti politiche di valorizzazione programmata del territorio. Ci troviamo di fronte ad una progettualità diversa dove si introduce e trova padronanza l’idea di una new economy che poggi le proprie basi sulla sostenibilità. Un territorio che generi ricchezza e benessere sociale grazie al pieno utilizzo delle sue costanti identitarie ossia la terra, l’acqua e il cielo. Lo sviluppo delle politiche ambientali diventa importante per generare una terapia d’ urto credibile a tutela della salute dei cittadini, angosciata da livelli di inquinamento senza precedenti. Con l’agricoltura si pongono le basi per una reale alternanza al modo di concepire progresso e sviluppo nell’ultimo cinquantennio. La qualità della vita non può non essere contrassegnata da alcuni importanti segnali, indici di valutazione spesso in antitesi col profitto ad ogni costo. Ecco perché – conclude Quarto – valuto positivamente i primi sintomi di un incoraggiante cambiamento si spera congiunturale, accompagnato da dati positivi realistici indirizzati a dare maggior importanza a settori economici come quello agricolo. L’obiettivo, infatti, è raggiungere sviluppo e benessere sociale riuscendo a garantire e tutelare al meglio l’uomo, la sua salute e l’ambiente dove vive”.

“Le Srl trainano l’economia italiana”, gli addetti +3,8%, il fatturato +6,3%

in Economia

I Dati emersi dall’ “Osservatorio sui bilanci delle SRL” del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Dottori Commercialisti che analizza il trend 2016-2018. Medie e grandi imprese sostengono la crescita, aumentando rispettivamente del +4,3% e del +9,6% a fronte delle micro che registrano un calo del -1,5%.

Non si arresta la crescita delle SRL in Italia, seppur il ritmo segna una moderata decelerazione: gli addetti aumentano del+3,8% e il fatturato del +6,3%. Questa la fotografia scattata dall’ “Osservatorio sui bilanci delle SRL” per il Triennio 2016-2018” realizzato dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Lo studio, che ha riguardato 367.350 Srl, propone un’elaborazione dei principali indicatori economici ed ha confermato il trend emerso nella primavera scorsa. In particolare oltre ad addetti e ricavi, cresce il valore della produzione (+6%) ed il valore aggiunto (+5,7%). Migliora invece la quota di Srl che nel 2018 chiudono il bilancio in utile, passando dal 70,3% del 2017 al 71,6% del 2018 (+1,3%). In linea anche il ROE che si attesta al 12,4% (+0,8% rispetto al 2017) e il ROI (+3,3% sul 2017). Un quadro positivo se paragonato all’andamento globale dell’economia italiana che nello stesso periodo ha registrato una stagnazione del PIL. La tenuta del trend di crescita coinvolge tutti i comparti, con una accelerazione per costruzioni, trasporti e servizi professionali. Rallentano invece industria, commercio, ristoranti ed alberghi.

Nel dettaglio, emerge per quanto riguarda gli addetti, il settore dei trasporti (+12,5%), seguito da alberghi e ristoranti (+5,5%) mentre per fatturato il comparto in maggiore espansione risulta quello dei servizi (+8,1) che precede i trasporti (+8%).

In relazione alle dimensioni, si conferma la tendenza che vede le grandi aziende più performanti delle piccole. Infatti le medie e le grandi trainano l’incremento, aumentando rispettivamente del +4,3% e del +9,6% a fronte delle micro che registrano un calo del -1,5%.

Soprattutto in relazione al valore aggiunto, sono le medie e grandi imprese a trainare la crescita (+5,9% e +9,9% rispettivamente l’incremento nel 2017), mentre le piccole crescono di meno (+3,1%) e le micro sono in calo (-0,9%). Una dinamica simile si riscontra per ciò che concerne le variazioni di fatturato, valore della produzione e numero di addetti.

Le Srl in Italia globalmente sono 866.247 pari a quasi 5,5milioni di addetti per un fatturato di 1.219miliardi di euro. Il 61,7% è costituito da microimprese (ovvero aziende con fatturato fino a 350mila euro, il 26,9% da piccole imprese (fatturato compreso tra 350mila e 2milioni di euro) ed il restante rispettivamente da medie (9,5%) e grandi (1,9%).

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