Disturbi respiratori nel sonno: sintomi e conseguenze sulla salute

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Durante la Giornata Mondiale del Sonno tenutasi il 19 marzo 2021 si è posta particolare attenzione sulla tematica relativa ai disturbi respiratori nel sonno (Sleep Disordered Breathing), cercando di quantificare i rischi che possono comportare per la salute. Vediamo cosa è emerso dal dibattito.

Con l’espressione disturbi respiratori del sonno si indicano una serie di condizioni in cui la respirazione risulta anormale durante il riposo. Nella maggior parte dei casi, queste affezioni sono causate dall’ostruzione parziale o totale delle vie aeree superiori. Nel primo caso si parla di ipopnea, ossia quando la respirazione è ridotta ma non del tutto assente, nel secondo di apnea, che consiste nell’interruzione temporanea dei movimenti respiratori e del flusso aereo per un tempo superiore ai quindici secondi.

A seconda della gravità del disturbo, le persone affette da OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) manifestano sintomi notturni variabili, che vanno dal russamento a pause respiratorie nel sonno, fino a esasperanti sensazioni di soffocamento.

Questi fenomeni possono presentarsi anche più volte in una notte e compromettere notevolmente la qualità del riposo, condizione che inevitabilmente si riflette sulla sfera emotiva, psicologica e sociale della persona. Facciamo, dunque, il punto della situazione analizzando in particolare cause, sintomi e rischi per la salute.

Le cause

La OSAS è un disturbo molto comune ma che viene spesso sottovalutato: si stima che ne soffrano il 7% degli uomini di mezza età e il 5% delle donne, ma può colpire anche i bambini di età compresa tra due e sei anni. Sulla scorta dei recenti studi epidemiologici pubblicati dal Ministero della Salute, ottenuti mediante test diagnostici di polisonnografia su un campione di pazienti tra 40 e 85 anni, è emersa un’incidenza del 48,9% nel sesso maschile e del 24,3% in quello femminile, probabilmente per via della diversa distribuzione del grasso corporeo.

È stato, infatti, dimostrato come il restringimento notturno delle vie respiratorie sia spesso associato al sovrappeso e all’obesità, correlazione dovuta al fatto che il tessuto adiposo in eccesso tende a ispessire la trachea, impedendo il passaggio parziale o totale dell’aria. Per lo stesso motivo, nelle donne, il rischio di sviluppare la patologia aumenta dopo la menopausa e nelle fasi più avanzate della gravidanza.

Altre cause scatenanti sono: il rilassamento eccessivo dei muscoli della lingua e del collo, la presenza di tonsille più grandi rispetto all’ampiezza delle vie respiratorie e una particolare conformazione ossea di nuca e testa che provoca il restringimento della faringe.

Sebbene le apnee notturne non derivino da fattori psicologici, uno studio condotto alla Mayo Clinic del Minnesota ha evidenziato che gli uomini che russano maggiormente sono più insoddisfatti rispetto a chi non presenta questo disturbo notturno, insoddisfazione dovuta perlopiù a una vita sessuale poco appagante, disfunzioni erettili e calo della libido.

La diagnosi

Dal momento che le OSAS sono associate a un maggior rischio di patologie cardiovascolari (ictus, aritmie, ipertensione arteriosa e infarto), è importante prestare attenzione ai sintomi caratteristici e sottoporre il problema all’attenzione di uno specialista sia per eliminare i disturbi sia per evitare conseguenze a lungo termine dovute a un’insufficiente ossigenazione durante il riposo. I campanelli d’allarme che possono far pensare alla comparsa delle apnee ostruttive del sonno sono: il forte russamento, la frequente necessità di minzione notturna (nicturia), prolungate pause respiratorie durante la notte, risvegli con sensazione di soffocamento ed eccessiva sudorazione.

Oltre a questi sintomi, le persone affette da OSAS lamentano anche sonnolenza e spossatezza diurna, difficoltà di concentrazione, colpi di sonno improvvisi, repentini sbalzi d’umore, irritabilità, cefalea e sensazione di bocca asciutta al risveglio. Qualora si sospetti di soffrire della sindrome da apnee ostruttive del sonno, è bene chiedere al proprio partner o un familiare di monitorare la situazione durante la notte per capire se effettivamente si verificano episodi di interruzione del respiro.

In caso di esito positivo, è opportuno richiedere un parere al medico di base o a un neurologo che, dopo aver raccolto l’anamnesi del paziente ed effettuato una visita medica preliminare, potrà prescrivere ulteriori test diagnostici e – se necessario – indicare un centro specializzato.

Prevenzione e approccio terapeutico

Se la OSAS è di lieve entità (tra cinque e quindici apnee/ipopnee per ora di riposo), in genere si rivela sufficiente una terapia dietetica personalizzata e un’adeguata igiene del sonno (evitare il consumo di bevande alcoliche, fare pasti leggeri prima di andare a letto e dormire in decubito laterale).

Qualora il disturbo si accompagni ad apnee/ipopnee più frequenti e in presenza di altre patologie cardiache e respiratorie (cardiopatia, ipertensione, diabete e ictus), lo specialista può prescrivere l’utilizzo di un ventilatore meccanico (C-PAP) che, attraverso una maschera nasale, garantisca un flusso di aria a pressione positiva continua in tutte le fasi della respirazione (riposo, inspirazione ed espirazione).

Dal canto suo il paziente, oltre a scegliere un sistema di riposo adeguato (leggere qui per maggiori informazioni), dovrebbe migliorare il proprio stile di vita adottando un regime alimentare che gli impedisca di mettere su peso e riducendo il consumo di alcol, farmaci e sostanze che potrebbero aumentare la collassabilità delle vie respiratorie.