Elezioni e nucleare: il più sicuro di tutti sul ritorno all’energia nucleare è il candidato in Basilicata Matteo Salvini. Ma anche Calenda accarezza isotopi e plutonio
Il leader della Lega, Matteo Salvini, nato a Milano nel 1973, candidato al Senato come capolista in Basilicata, non ha dubbi: si tornerà al nucleare.
Nel centro destra (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi Moderati), almeno a leggere i programmi pubblicati sui siti ufficiali, la passione per l’atomo non è per niente velata. I Fratelli d’Italia, benché apparentemente più cauti dei leghisti, nel loro programma scrivono “ Investire nella ricerca sul nucleare di ultima generazione”. Sul sito della Lega il nucleare è addirittura un’occasione utile per polemizzare con quelli – non meglio precisati – dei “no ideologici” e nel portale è infatti riportato: “Stop al caro-bollette. Sì alle fonti alternative e al nucleare sicuro ed ecologico”. E poi, per non farsi mancare nulla: “Piano straordinario di opere da Sud a Nord, come il Ponte sullo Stretto”. Il centrodestra cita anche altre strategie energetiche prioritarie come la “transizione energetica sostenibile, aumento della produzione dell’energia rinnovabile, diversificazione degli approvvigionamenti energetici e realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica, pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti, promozione dell’efficientamento energetico e sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo”.
Anche il Terzo Polo accarezza isotopi e plutonio e in un’ipotetica terza fase del percorso energetico nazionale, se andassero loro al governo del Paese, prefigurano il nucleare come soluzione per raggiungere le “emissioni zero”. Scrivono i terzopolisti: “è necessario utilizzare il giusto mix di generazione, che includa rinnovabili e nucleare, impiegando le migliori tecnologie disponibili”.
Carlo Calenda, come ampiamente riportato dalla stampa mainstream, ha sempre sostenuto che «Senza nucleare è impossibile ottenere l’obiettivo zero emissioni». Stando poi alla cronaca pre-elettorale, come si ricorderà, Calenda e Letta (PD) hanno dialogato per una possibile alleanza poi naufragata, probabilmente anche perché nei programmi che avrebbero dovuto condividere mancava la parolina magica “nucleare”. Nel programma del Terzo Polo c’è spazio anche ad altri temi in materia energetica come i termovalorizzatori e i rigassificatori oltre alla riduzione delle emissioni di CO2 e della dipendenza dal gas russo.
Di recente, Carlo Calenda, tirato in ballo da Fratoianni (Sinistra Italiana) su Twitter, è stato protagonista di uno scambio di tweet (foto apertura). Fratoianni ha pubblicato una mappa che a suo avviso riporta le località (a rischio) che dovrebbero ospitare le centrali nucleari, Calenda ha ironizzato sull’autorevolezza della fonte.
Nel centro-sinistra, il Partito Democratico, dice sì ai rigassificatori, non sembra favorevole al nucleare, per capirlo (forse) – in una logica di coalizione – però è necessario dover leggere il programma di Verdi e Sinistra Italiana, alleati con il PD, nella parte in cui è scritto che “Il Sole è il più grande “reattore a fusione nucleare” già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno 15mila volte l’energia di cui l’umanità ha bisogno. La ricerca scientifica e tecnologica ha sviluppato le tecnologie necessarie a catturare l’energia solare come il fotovoltaico, il solare termico e l’eolico, così come quelle per conservare l’energia in maniera molto efficiente, ad esempio le batterie al litio e i pompaggi idroelettrici. Realizzare un piano che definisca tempi e quantità per il definitivo abbandono del gas metano dal sistema energetico nazionale e garantisca l’uscita dalla generazione a gas nel sistema elettrico entro il 2035”.
“No alle trivellazioni e no ai nuovi inceneritori”, potrebbe essere sintetizzata così la posizione del del Movimento 5 Stelle, almeno su queste questioni. I pentastellati fanno poi riferimento a Società ‘2000 WATT’ e precisano: “Tendere a un modello sostenibile di consumo energetico per ridurre le emissioni annue di gas serra”.
Il Movimento solleva poi la necessità di “sburocratizzare per favorire la creazione di impianti di energia rinnovabile. Inoltre, i pentastellati sottolineano la necessità di un completamento della carta geologica per mappare il territorio e prevenire i dissesti idrogeologici”.
Italexit di Paragone invece si impegna “a definire un piano strategico relativo alla componente energetica che parta dalle competenze e dalle risorse di dui il Paese dispone, al fine di rendersi il meno possibile vincolato a forniture esterne”.
E, ancora: “un piano strategico relativo ad eventuali opere strategiche nel rispetto dell’ambiente e dello sviluppo economica individuato per ciascuna area territoriale. Non vogliamo altri Mose o TAV. . E’ altrettanto importante istituire un principio di tutela delle risorse naturali, poiché le connessioni tra una compromissione ambientale e il danno diretto alla salute umana possono evidenziarsi a distanza di anni o decenni”.
Nel 2003, come evidentemente non tutti sanno, il popolo lucano disse no, durante le giornate di Scanzano Jonico, al nucleare. In tutte le sue forme.
[foto di background dal libro “I giorni di Scanzano” di Rossella Montemurro]