Non era mai stata una fortunata Mary Ann Nichols, che però gli amici e i clienti chiamavano affettuosamente Polly.
Figlia di un fabbro, sposa a sedici anni, madre di cinque figli, finì presto per consolare le proprie pene nei fumi dell’alcool, lo svago a poco prezzo delle classi proletarie dell’Occidente industrializzato durante tutta la seconda metà del XIX secolo.
Più volte allontanatasi dal marito, probabilmente fedifrago e violento, la povera Mary Ann cominciò lentamente, dal 1881, la sempre più veloce discesa agli inferi dell’abiezione umana entrando e uscendo di galera, lavorando per brevi periodi come cameriera per famiglie non ricche e continuando a rubare ed ubriacarsi, che erano le uniche due cose che le riuscivano bene.
Piuttosto male in arnese, con l’ultima risorsa rimasta nella storia a molte donne povere e sfortunate, Mary Ann, presa una camera in affitto con altre sue colleghe, iniziò a prostituirsi nel quartiere meno chic di Londra, Whitechapel, in quell’East End di clangori ferrosi, fuliggine, grigiore e smog tipici di un insediamento operaio di una città industriale moderna.
Eppure, quel quartiere, cinque secoli prima, era un posto ameno e tranquillo e aveva preso il nome da una piccola cappella di campagna (allora l’East End ‘era’ una campagna) intitolata a Santa Maria Matfellon ed era questa la ragione per cui si era chiamato ‘Whitechapel’ cioè il quartiere della Cappella Bianca.
Quartiere sempre un po’ bohemién, abitato da esuli come Marx e Mazzini, artisti squattrinati, bari, attori in cerca di contratto e fortuna e varia altra umanità alla deriva, era anche, però, la sentina di Londra, il luogo in cui il peccato, declinato in tutti i modi possibili e immaginabili, era a portata di mano e a buon mercato.
In quel quartiere, da qualche anno, Mary Ann si concedeva a gente di passaggio per mezza sterlina, un quarto di sterlina o anche meno: a volte bastavano due buoni boccali di birra e mezz’ora d’amore era assicurata.
La notte tra il 30 e il 31 agosto 1888, una notte fredda, piovosa e schifosa, che non sembrava affatto estiva, Mary Ann, Polly, non avrebbe mai pensato di entrare nella storia: anche perché le era già difficile entrare nelle locande del quartiere o nella stanzetta della sua pensione perché non poteva mai pagare i suoi conti.
Pensava di fare soldi, di fare solo un po’ di soldi, bere e tornare a casa a dormire qualche ora prima di vagare ancora come un fantasma per le strade in cerca di clienti. Pensava questo la povera Polly. Ma le andò male.
Le si avvicinò un cliente (o forse lei cercò, ubriaca, di abbordarlo: non lo sapremo mai): era un tipo elegante, vestito con tanto di mantello lungo e scuro, cilindro e mani guantate. Pensava che magari ad uno così si sarebbe potuta chiedere addirittura una sterlina, invece che pochi pennies.
Si sbagliava, la povera Polly.
Quell’uomo elegante e silenzioso, prima che lei potesse accorgersene, tirò fuori un lungo, luccicante coltello ed iniziò a colpire con freddezza e precisione: e per Polly, Mary Ann Nichols Walker all’anagrafe di Londra, fu il buio per sempre.
Alle prime luci del 31 agosto 1888 due carrettieri si fermarono vicino al suo cadavere: non era propriamente cadavere perché il corpo era ancora caldo e i due uomini giurarono che respirasse ancora quando le si erano avvicinati (anche loro, forse, a quell’ora, avevano già messo in corpo diversi bicchieri di buon rum per poter dire una tale stupidaggine). Ma era un povero corpo di prostituta adagiato in un lago di sangue. Arrivarono presto il primo poliziotto e poi il medico che ne constatò la morte, confermando che l’assalto era avvenuto pochissimo tempo prima.
Mary Ann Nichols, Polly, voleva solo guadagnare disonestamente qualche soldo e farsi una bella bevuta per dimenticare il suo passato e il suo presente: voleva soltanto tornare a casa prima dell’alba per farsi qualche ora di sonno.
Non avrebbe mai pensato di diventare la prima vittima di Jack lo Squartatore.
Poveretta.