Immaginate di essere nato in Jamaica, di essere un tipico nerd, di avere come prevalente e forse unica passione quella per la lettura (e quindi di vivere più in un mondo di fiction che in un mondo reale), di non fare e non essere interessato agli sport, di amare la buona musica (tipo quella degli Eurythmics o dei Pet Shop Boys), di venerare Bob Marley come persona prima che come musicista e infine di essere gay e non poterlo dire a nessuno: avete immaginato tutto questo?
Bene: è quello che è successo a Marlon James che, a dirlo così potrebbe essere uno dei tanti gangsta-rap della migliore tradizione e che, invece, è il vincitore di premi come il Man Booker Prize 2015, il National Book Critics Cicle Awards, dell’Anisfield-Wolf Book Award e del Minnesota Book Award: che sarebbe come dire, per un regista italiano, aver vinto il Nastro d’Argento, il David di Donatello o il Taormina Film Festival.
Autore di libri di grande successo, tradotti in molte lingue, come Le donne della notte, Il diavolo e John Crow e soprattutto Breve storia di sette omicidi, Marlon James è riuscito a fondere in una sapiente lega la sua ottima formazione scolastica, l’origine medio-borghese, le sue radici jamaicane, la sua attuale esistenza americana, le tante esperienze lavorative e la capacità di cogliere personaggi e slangs nelle opere che lo hanno reso uno scrittore vincente sempre pronto a scalare classifiche e aspirare a premi.
Ma non è per questo che vi ho parlato di questo scrittore capace di parlare di omicidi come mia nonna sarebbe stata capace di parlare dei suoi ricami, con la stessa pacata levità, con la stessa grazia antica ed ora sconosciuta di cui alcuni esseri straordinari sono in possesso: no.
La storia di Marlon James è una storia di speranza.
Pur convinto di poter, addirittura di ‘dover’ fare lo scrittore, il simpatico James per settantotto volte (78!) ha inviato i propri manoscritti alle più disparate case editrici americane, vedendoseli sempre bocciare, rifiutare, restituire.
Era arrivato alla determinazione che, dopo un così ragguardevole numero di rifiuti, si poteva anche concepire la fine di una carriera neanche iniziata: ed ha iniziato a fare il pubblicitario, il grafic designer ed altre amene attività mini-pagate.
Ad un suo professore di scrittura creativa che gli chiedeva racconti, faceva finta di non averne e di non essere capace di scriverne: finché un amico non fece pervenire, a sua insaputa, uno dei suoi migliori racconti sulla posta elettronica del suo insegnante di scrittura che, nel giro di pochi giorni, fu capace di trovargli un editore e quindi un pubblico.
No: la storia di Marlon James non è una storia di successo. E’ prima di tutto una storia di speranza ed è con questo spirito che la condivido con voi.
Fatene tesoro.