Il bello di chiamarsi Jojo.

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Chiariamoci subito: quello di cui parlerò in questo articolo non ha niente a che vedere col giochino stupido che facevamo da bambini facendo srotolare e riarrotolare un disco intorno ad una cordicella: quello era lo yoyo o comunque lo chiamavate voi.

Jojo, invece, è una moda, una mania, per alcuni una verità rivelata.

Dietro queste due sillabe facili facili, infatti, c’è niente po’ po’ di meno che una vera industria fatta da una sola persona.

Mai e poi mai, il 19 maggio del 2003, Tom e Jessalynn Siwa avrebbero pensato che quello scricciolo biondo che tenevano amorevolmente tra le loro braccia di neogenitori sarebbe diventata, prima dei sedici anni, una star idolatrata da milioni di ragazzini e ragazzine in America e nel mondo: per loro, quella neonata pacioccona e dormiente, era semplicemente Joelle Joanie Siwa, loro figlia.

Jojo, invece, seguendo le orme della madre, istruttrice di danza professionista, è diventata una provetta ballerina, ha imparato a cantare e recitare e si è subito lanciata nel dorato mondo della televisione diventando la piccola star della televisione americana in una trasmissione intitolata ‘Dance Moms’.

Da lì, la carriera è stata tutta in discesa: altre apparizioni in tv, la produzione di dischi e soprattutto un’attività ‘social’ da far paura persino a Chiara Ferragni. La sua canzone più amata ‘Boomerang’ che parla di lotta al bullismo (soprattutto’cyber’) è stata cliccata la bellezza di 450.000.000 di volte. Se la piccola Jojo avesse guadagnato anche solo un centesimo di dollaro a click, sarebbe diventata già miliardaria.

Ma Jojo non è solo una brava ballerina e cantante: sa anche gestire benissimo la sua immagine di teenager tipica americana tutta colori sgargianti, fiocchi, punti-luce e trucco glitterato.

Per farla breve, tra gadgets e linee di giocattoli e di complementi d’abbigliamento che portano il suo nome, il mondo del business americano si sta divertendo parecchio.

Non tutti, ovviamente, pendono dalle santi-pubblicizzate labbra della giovane cittadina del Nebraska: anche alla stupidaggine televisiva c’è un limite. Ma Jojo va come un treno e, per adesso, nulla sembra poterla fermare.

Se, però, Jojo Siwa ha un minimo di sale in zucca, dovrebbe, andando su Internet, studiare molto bene cosa è successo a tante precoci star come lei dalla Hollywood degli anni Trenta ai giorni nostri: forse così capirebbe che continuare gli studi, farsi una cultura e capire il mondo nei prossimi anni potrebbe rivelarsi per lei fondamentale quando, a trent’anni, non potrà più vestirsi come la controfigura di un cartone animato giapponese, ma dovrà affrontare una cosetta piuttosto complicata come la vita vera.

Auguri Jojo!