“Aveva una dignità e una sicurezza di sé del tutto…e negli occhi le brillava uno strano fuoco”. Diego Rivera su Frida Kahlo
Nota alle masse per la sua storia personale tragica, costellata da disabilità e sofferenza cronica psico-fisica,e per il legame forte ma poco felice con l’artista Diego Rivera, Frida Kahlo incarna l’immagine di un’ artista capace di contrastare il dolore, quel dolore che ognuno di noi si trova ad affrontare nella propria vita, per mezzo dei suoi pennelli. Il suo motto Viva la vida! ci insegna ad accettare la vita per quella che é, senza abbatterci. Proprio come Smilace, che fu trasformata dagli dei in edera, in seguito al suicidio del suo amato Croco, la minuta e dalla cagionevole salute pittrice messicana,è emblema di tenacia e determinazione.
Frida Kahlo scende dall’Olimpo degli artisti belli e dannati e si mescola con le masse, per insegnargli a non lasciarsi piegare dalle difficoltà e ad “aggrapparsi”, anche se si è fragili e senza sostegno come un’edera, con tutto se stessi alle proprie passioni.
Oggi, giorno del suo compleanno, parliamo di lei.
Il 6 luglio del 1907, o meglio del 1910, come lei teneva a precisare, in quanto amava considerarsi figlia della Rivoluzione Messicana (avvenuta appunto in quel anno) , nasceva sotto il segno del Cancro , Frida Kahlo, la donna che a partire dagli anni 70’ è diventata un’icona pop, tanto da vederla oggi ” scritta su tutti i muri” e da far parlare di “fridaismo” come fenomeno sociale.Andiamo a ricostruire il suo identikit oggi , il giorno che ha visto 112 anni fa la sua nascita a Coyoacàn, una delegazione di Città del Messico.
Per ricomporre il puzzle -Frida Kahlo abbiamo a disposizione i seguenti tasselli: la donna e il suo stile, il Messico, l’amore con Diego Rivera, l’arte. Incominciamo.

Frida Kahlo, la donna. Nata con la sindrome della spina bifida, come la sorella minore, ma non curata perché scambiata per una poliomelite, Frida è la primogenita di un fotografo tedesco di successo, Wilhelm Kahlo,dal quale erediterà la precisione artistica, e di madre benestante di origine spagnola e armenide, Matilde Calderón y González. In tedesco il suo nome “Frieda” significa pace; niente di più lontano dalla sua personalità passionale, inquieta, creativa, che la fa avvicinare fin da giovanissima ai primi movimenti socialisti. Ed è in queste riunioni che incontrerà il suo primo amore Alejandro. Tornando a casa con lui su un tram, il 17 settembre del 1925, Frida resterà vittima di un incidente che le cambierà la vita: la colonna vertebrale sarà spezzata in tre punti, femore e costole frantumate, osso pubico spezzato. Il suo corpo così distrutto non sarà mai in grado di ospitare una gravidanza. Sottoposta ad anni di riposo a letto, a subire 32 interventi chirurgici e ad un busto ingessato, Frida ,per sfuggire a questa immobilità obbligata e alla solitudine si dedicherà alla lettura di testi socialisti e ad eseguire autoritratti , grazie all’artificio di uno specchio montato dalla madre sul suo letto a baldacchino. “Dipingo me stessa, sono il soggetto che conosco meglio”, dirà. Da qui nasce la Frida che tutti conosciamo sulle sue tele: da un momento di tragedia fisica e morale, questa piccola e fragile donna trova la forza per “rinascere” grazie all’arte.
Frida Kahlo, lo stile. Quando parliamo di Frida la nostra mente non può che associare gli elementi propri di questa personalità così eccentrica: subito immaginiamo i suoi occhi neri intensi, i capelli corvini intrecciati all’uso delle Tehuane, le folte sopracciglia a formare un’unica linea, i “baffetti” portati con disinvoltura per rivendicare le sue origini da parte di madre armenide. E ancora come dimenticare gli orecchini coloniali o a forma di mano, e le collane di giada precolombiane. In particolar modo la giada viene considerata la pietra verde più preziosa dagli aztechi perché portatrice di vita. Tutta la sua persona si proclama ad emblema della tradizione e della popolarità e di quella messicanità,che ritrarrà anche nelle sue tele. Frida Kahlo è questo: amore per la tradizione in uno spirito libero.

Frida Kahlo e Diego Rivera, “l’elefante e la colomba” Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego. Nel 1928 Frida sottopone allo sguardo esperto e critico del famoso e ormai maturo Diego Rivera ( 21 anni più grande di lei) i suoi autoritratti, il quale ne resta entusiasta. Ha inizio un connubio artistico ed emotivo della portata di un’alluvione: i due si sposano, nonostante Frida sappia del carattere libertino e fedigrafo di suo marito, che arriverà a tradirla persino con la sorella , Cristina.“ Perché lo chiamo il mio Diego?Non è mai stato e non sarà mai mio. Diego appartiene a se stesso! Questo evento porterà al loro divorzio, ma a distanza di un anno, incapaci a restar separati, si risposeranno a San Francisco. Un amore travagliato, un’attrazione fatale, che darà origine ad un rapporto sicuramente trasgressivo per l’epoca: Frida a sua volta tradirà,( per vendetta, gelosia o per puro piacere) Diego con molti amanti sia donne che uomini, come il poeta francese Andre Breton, o il politico russo Trockjj, fuggito dalla Russia o la fotografa Tina Modotti. Diego e Frida vivranno in una casa ,la Casa Azul (Azzurra), in due aree separate, unite da un ponticello, per conservare ognuno i propri spazi.
Frida Kahlo e il Messico. Frida poggia la sua arte sulle solidi basi del passato precolombiano e del mondo indigeno, collezionando con il marito Diego ceramiche e sculture azteche, conservandole in una piramide nel giardino della loro Casa Azul. In tutto il suo essere Frida parla della sua terra: dai suoi vestiti tradizionali, ai suoi quadri nei quali ritrae la giungla, pappagalli, scimmie e cani senza pelo ( xolotl), i quali rappresentano il suo alter ego, il suo “nahualli”, l’unica essenza tra uomini e animali, secondo la credenza messicana. Il cuore palpitante, sanguinante, caro alla cultura azteca e alla fede cristiana, è un elemento ricorrente nella sua opera, come anche le radici degli alberi che rappresentano l’attaccamento alle origini. Non bisogna dimenticare che Frida aderisce nel 1928 al partito comunista, quindi è vicina alle tematiche di lotta sociale del suo Paese; elemento che l’accomuna agli artisti appartenenti al mexicanismo, una corrente pittorica che si manifesta attraverso murales per parlare al popolo analfabeta.
Frida Kahlo e l’arte. Il poeta nonché suo amante Andre Breton volle fortemente una sua mostra a Parigi nel 1939 e la definì una “surrealista creatasi con le proprie mani”, ma Frida,sofferente alle etichette si dissociò dal movimento surrealisra dichiarando :” Hanno pensato che fossi una surrealista, ma non lo ero. Non ho mai dipinto sogni. Ho dipinto la mia realtà.” Una realtà fatta principalmente della sua immagine: Frida ci ha lasciato un diario, un epistolario di lettere scambiate con Diego e 143 ritratti, di cui 55 autoritratti. Il suo corpo martoriato, malato, è rappresentato così come è, senza edulcoranti per piacere al sesso maschile. Il corpo è dipinto con colori vivaci,e il tratto fermo e deciso è un modo per affermare se stessa e per manifestare un attaccamento alla vita ed una forza di volontà che non ha eguali. Una determinazione che l’ha condotta ad esser se stessa nonostante il dolore fisico. Una tenacia dimostrata anche in senso negativo, aggrappandosi come un granchio con la sua chela all’ amore malsano con il suo sapo-rana (l’uomo rospo- rana) Rivera. Spesso nei suo quadri compare un bambino, simbolo dell’ innocenza e spensieratezza rubate dalle catastrofi della vita ed anche espressione di una maternità mancata.
Al di là delle libere interpretazioni, resta di Frida la figura di una donna dai tratti androgini, capace di affrontare dolori “sovrumani”, sia fisici e morali, grazie alla sua pittura e all’amore per la vita.
Sulla vita di Frida Kahlo sono stati diretti due film Frida, Naturaleza Viva (1986), diretto da Paul Leduc e Frida (2002), interpretato da Salma Hayek. Numerosi sono anche i documentari realizzati su di lei.

Pino Cacucci ha realizzato per il teatro il monologo breve “!Viva la vida”!( Feltrinelli, Gennaio 2014, 80 pg), il cui titolo richiama una frase scritta da Frida sul suo ultimo quadro, otto giorni prima di morire, un inno ad un’ esistenza sofferta e amata, degna di esser vissuta. Nonostante tutto.
Non ci resta che dire, viva la vida, Frida, siempre!