La Basilicata, al momento, registra un 10,4% della propria popolazione in digital divise (ossia assoluta assenza di connessioni a banda larga, sia su rete fissa che wireless, ma in grado di fornire una velocità di connessione di almeno due Mbps - Megabit per secondo) ponendosi al terzultimo posto tra le Regioni d’Italia in quanto ad accesso alla rete. Alla base di questa situazione sicuramente la difficile situazione orografica lucana, ma soprattutto il bassissimo coefficiente di densità demografica che porta le zone ad essere considerate a “fallimento di mercato”, da parte degli operatori, ossia non in grado di garantire il rientro degli investimenti necessari a realizzare le necessarie infrastrutture a causa del bassissimo numero di utenti potenziali per chilometro di rete da realizzare. Così, l’intervento pubblico si articolerà andando a colmare il differenziale economico necessario a garantire agli operatori la profittabilità delle reti da realizzare, anche con un basso numero di utenti.
Analoga la situazione per quel che riguarda la Banda Ultra Larga. La Commissione Europea si propone di portare, entro il 2020, a tutti i cittadini europei accessi veloci (da 30 Mbps) di cui almeno una metà superveloci (100 Mbps), ma ancora una volta la Basilicata dei piccoli numeri si trova in condizioni di “fallimento di mercato” (per tutti i centri ad eccezione delle due città capoluogo) che non giustificherebbero i consistenti investimenti necessari a sviluppare le nuove reti. E anche in questo caso interverrà il programma definito da Regione Basilicata e Mise colmando il differenziale. A commentare la notizia divulgata dal governatore lucano, Vito De Filippo in una nota apparsa sul bollettino ufficiale (basilicatanet), il consigliere di opposizione Leonardo Giordano (Pdl).
“Finalmente una notizia positiva che porterebbe sollievo al deficit infrastrutturale che caratterizza la nostra Regione soprattutto per le reti immateriali ed informatiche. Spero che nella scelta dei comuni si tenga conto delle aree industriali, di quelle a valenza turistica ed agricola a cui la banda larga servirebbe per renderne più competitive le aziende che sembrano operare in un contesto territoriale da sottosviluppo. Il tutto si farà con i fondi FERS. Di banda larga si parla dalla fine degli anni ’90. Se si fosse partiti con il programma POP-FESR 1996-2001 e utilizzando parte delle prime royalties sul petrolio, oggi avremmo già la banda larga e anche gli operatori che operano in tale settore avrebbero trovato un panorama industriale più vivace che poteva meglio giustificare e dare copertura ai loro investimenti, quegli anni infatti erano gli anni del boom del PIL lucano. Ci sarà difficoltà, da quanto evidenziato nelle dichiarazioni del Presidente della Giunta Regionale, per le aree interne ma se verranno servite le aree delle estrazioni (che a tutti gli effetti sono aree industriali) si porterebbero tali infrastrutture immateriali ed informatiche almeno in una parte consistente delle aree interne oggi come oggi nemmeno servite da infrastrutture materiali e viarie dignitose”.