La storia di Giuseppe è asfissiante, tremenda perché assolutamente vera: non è quella verità confezionata che serve a vendere copie assecondando il pubblico, no è un incubo fatto di pseudo-massoneria, di mafia dei colletti bianchi, di quel familismo amorale diventato consociativismo temporale tra: magistratura, politica, forze dell’ordine e “liberi” professionisti.
Giuseppe pian piano perde tutto perché denuncia un’irregolarità in un concorso pubblico presso un ente regionale e da allora gli succede l’inimmaginabile, tanto opprimente ed infallibile da sembrare qualcosa di paranormale: una maledizione che si abbatte sulla sua privacy e su quelle poche anime pie che condivideranno la sua causa. Quella racchiusa nel libro non è una serie di errori o sviste, ma un copione horror che molto ricorda il film “Rosemary’s baby”, con la differenza che il tutto è reale ed accade in Basilicata. Il libro lo leggi tutto d’un soffio perché hai paura che possa succedere anche a te, è una storia che ti fa tenere la testa bassa, una lotta impari di un uomo solo contro una mafia invisibile che si cela dentro le istituzioni perché esse sono fatte da uomini, corruttibili e corruttori.
Le recensioni di libri come questo, facilmente degenerano o in grandi “spoiler”, oppure diventano una trattazione continua di situazioni altre ma analoghe a quella trattata: invece qui parliamo di una crociata personale, di una Passione nella quale diversi lettori lucani potrebbero immedesimarsi. Io mi sono rivisto nel protagonista, Giuseppe, non perché abbia mai ricevuto ripercussioni pesanti come le sue ma per il solo motivo di aver visto e toccato con mano alcune realtà lucane, rendendomi conto che il “familismo amorale” è ormai una diagnosi benevola ed antiquata della società regionale. Comprare questo libro è un atto di giustizia verso la verità, perché più persone consapevoli ci sono, più debole diventa la mafia. [Giorgio Santoriello]
''Sia fatta ingiustizia''
