Da adulti, però, dimentichiamo quanto ci sia stato utile, negli anni felici e innocenti dell’infanzia, il gioco e l’esercizio della fantasia, tutte cose inconcepibili e scandalose nella società materiale del consumo in cui viviamo. Non è stato così per una ventisettenne svedese che da alcuni anni vive in California. Simone Giertz, che vedete nella foto con una sua buffissima invenzione, senza studi di ingegneria alle spalle e senza ritorni economici di nessun tipo, se non l’immensa soddisfazione personale, ha deciso di dedicare questi suoi anni da giovane adulta ancora senza impegni familiari alla creazione di invenzioni simpaticissime ed inutili.
Nella sua breve carriera d’inventrice da cartone animato o da fumetto, ha inventato un casco che potrebbe forse aiutare qualcuno a lavarsi i denti, ha creato un collare metallico mediante il quale, con grande fantasia, mangiare pop-corn mentre si studia o si gioca alla playstation ed ha dato vita al sogno di ogni bambina dell’asilo con un applicatore robotico di rossetto, che ovviamente, più che rendere più belle, rende più buffe (ma forse più felici).
Perché Simone, a mio avviso, ha ragione a difendere queste sue invenzioni mai traducibili in prodotti industriali?
Perché, nel suo agire compulsivo-creativo, c’è la sostanza vera della potenza mentale umana: il porsi obiettivi, scopi e progetti per i quali vale la pena industriarsi, cioè ‘giocare’ anche se in maniera adulta, per trovare soluzioni. Solo per una sfida con se stessi, e nient’altro. E se poi, anche solo una delle tante invenzioni che Simone ci vorrà regalare nella sua carriera, potrà diventare un oggetto industriale di uso pratico e comune, comunque noi saremo grati a questa profetessa dell’inutile perché ha preservato, con la sua sola esistenza, il diritto umano alla pura e semplice felicità.