“E il vecchietto dove lo metto?”. Cantava così l’immenso Domenico Modugno quando erano gli anni 70 e forse Scanzano Jonico era ancora una frazione di Montalbano. Oggi la domanda torna di attualità perché ormai sono mesi che la vicenda “anziani” impegna l’agenda amministrativa, affolla le aule di tribunale e ovviamente ingrossa di commenti, opinioni e “social - sentenze” Facebook.
TUTTI FUORI. Già, tutti fuori. Era marzo del 2018, gli anziani trovano la porta chiusa con il lucchetto, azione che ha fatto seguito all’ordinanza di sgombero perché i locali, secondo gli uffici competenti comunali, sarebbero occupati in maniera irregolare. Ipotesi sostenuta in sede politica anche dal primo cittadino, Raffaello Ripoli, e dalla sua maggioranza. Nelle intenzioni dell’Esecutivo comunale c’è la voglia di regolare la questione legata all’assegnazione degli immobili, operazione che ha imposto lo sgombero di tutte le associazioni, salvo per le stesse chiedere la regolarizzazione partecipando al bando. Nello storico della città di Scanzano Jonico, l’assegnazione dei locali pubblici è avvenuta mediante delibere firmate dagli amministrazioni in carica nei periodi di interesse.
L’ORDINANZA DEL GIUDICE CIVILE. Gli anziani non ci stanno, così dopo una fase fatta di incontri, manifestazioni, tentativi di comporre la lite fuori dalle aule giudiziarie, danno mandato all'avvocato Annunziata Guarino e così si rivolgono alla magistratura civile che qualche giorno fa si pronuncia con un’ordinanza che di fatto dà ragione agli anziani dal punto di vista della “reintegrazione del possesso” degli immobili di via De Gasperi, locali che sono stati occupati quando i nonni hanno lasciato la sede originaria di via Morlino per cederla agli studenti quando era in corso l’emergenza scuola.
IL SINDACO. L’ordinanza è stata oggetto di un lunghissimo post su Facebook intitolato “Questione Centro Anziani, facciamo chiarezza” del primo cittadino di Scanzano Jonico, l’avvocato Raffaello Ripoli. Un post molto tecnico che ha tanto l’aspetto dell’annuncio di una controffensiva in sede giudiziaria, tanto che ad un certo punto si legge: “Ribadiamo ancora una volta di aver resistito in giudizio (e continueremo a farlo) solo per tutelare l’interesse pubblico”. Il primo cittadino inoltre fa delle precisazioni: “il comune, per tutelare l’interesse pubblico, ha due alternative: fare reclamo (l’equivalente dell’appello) avverso questo provvedimento provvisorio, ovvero avviare l’azione di rilascio dell’immobile in quanto illegittimamente detenuto”. E, ancora: “Decideremo nei prossimi giorni se impugnare il provvedimento provvisorio in questione, oppure se avviare direttamente altra azione giudiziaria diretta a liberare l’immobile, non disdegnando di perseguire in successione entrambe le strade, affinché la vicenda trovi una soluzione definitiva”.
LA VICENDA “POLITICA”. La vicenda ha ovviamente riaperto lo scontro politico, I consiglieri di minoranza “Scanzano Conta” (Scarnato Claudio e Rossana De Pascalis) “Scanzano Libera” (Merlo Maria Giovanna e Giacco Sabino), “Movimento Cinque Stelle” (Antonello Musillo) e “Scanzano Viva” (Pasquale Cariello) hanno scritto in una nota congiunta: “Si assiste per l’ennesima volta al fallimento politico e amministrativo di questa amministrazione che continua ad operare con pressapochismo e superficialità soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli. I predetti consiglieri di minoranza chiedono ora al sindaco chi dovrà pagare tale risarcimento visto che il comune di Scanzano si è costituito senza aver alcun titolo, così come scritto nell’ordinanza? I consiglieri di minoranza pertanto, alla luce di quanto è emerso, chiedono le dimissioni del sindaco avv. Raffaello Ripoli e di tutta la sua maggioranza che continuano a dimostrare di non essere all’altezza del ruolo che ricoprono, preannunciando la richiesta di convocazione del consiglio comunale al fine di tutelare l’intera cittadinanza Scanzanese”. Il sindaco ha replicato: “Va chiarita anche un’altra “fesseria” enorme che è stata detta su questa vicenda. Il comune non è stato condannato ad alcun risarcimento del danno per lite temeraria (ex art.96 c.p.c.) ma più semplicemente al pagamento delle spese di giudizio (spese legali per €.4.420,00 disponendo la distrazione in favore degli avvocati di controparte ex art.93 c.p.c. in quanto antistatari) e tanto poiché il principio di legge secondo il quale le spese di lite seguono la soccombenza prevede che chi perde paga. Anzi, nel liquidare le spese, il Giudice ha addirittura parlato di complessità della controversia, il che dimostra che la scelta di costituirsi in giudizio non è stata affatto azzardata”. E, infine: “Vogliamo concludere ricordando che poteva evitarsi di arrivare a tanto se solo ci fosse stata collaborazione e non strumentalizzazione politica della questione, anche per rispetto delle altre associazioni di volontariato che ancora attendono una sede, esternando al contempo la nostra amarezza nei confronti di chi ancora oggi vuol farci passare come dei mostri”
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