Perché questo titolo?
Talità Kum, ovvero “Alzati fanciulla”, è un invito a rialzarsi di fronte alla malattia o alla morte. La condizione precaria di salute propria o di un nostro caro e nei casi estremi la morte di chi ci è vicino, sono indiscutibilmente eventi traumatici… sconvolgenti, che hanno ripercussioni anche sulla sfera esistenziale di ognuno di noi. Ma per quanto triste e dolorosi possano essere questi momenti, a mio avviso, non bisogna cedere il passo alla disperazione bensì alla speranza. Talità kum è un messaggio di speranza per tutte quelle persone, che come me, hanno vissuto la malattia e accarezzato la morte per andare avanti e puntare ad un nuovo modo di concepire la propria esistenza, la vita in generale.
Da dove nasce l'idea di associare pensieri filosofici alla leucemia?
La leucemia e la malattia in genere, soprattutto quella "mortale", può essere un ottimo pretesto per stimolare una riflessione sulla nostra esistenza e porsi delle domande che, da sempre, la filosofia si pone: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Qual è lo scopo della mia vita? Cosa c’è dopo la morte? La frenesia della quotidianità ci porta inevitabilmente a "vivere" la vita in velocità, lasciando poco spazio alla riflessione sul senso della vita. Come dire, abbiamo poco tempo per noi stessi. Poi però, ad un certo punto la malattia o la morte fanno la loro comparsa toccandoci da vicino, ed è in quel momento che di botto, ci si ferma e, inevitabilmente, inizia un tormentato dialogo interiore sul divenire. Quella velocità d'esecuzione del vivere cede il passo alla lentezza cosicché impariamo ad apprezzare le sfumature della vita. In buona sostanza ridiamo dignità al tempo, imparando a vivere e godere delle piccole cose nel "qui ed ora".
Un messaggio per sfatare il mito, ancora attuale, della filosofia come quel qualcosa di astratto, inutile.
Se lasciamo che la filosofia resti fra le mura accademiche, di certo, questa sarà poco utile a chiunque, ma nel momento in cui riusciamo a sdoganarla rendendola fruibile ai più, abbiamo fatto una gran bella cosa. Dobbiamo essere in grado di andare oltre la filosofia cosiddetta teoretica e puntare su quella pratica. Come direbbe Aristotele, nella filosofia pratica la verità non è il fine, ma è solo un mezzo in vista di altro, ossia dell'azione, la quale è sempre situata nel tempo presente, cioè non è qualcosa di già esistente, ma qualcosa che deve esser fatto ora. Mentre, la filosofia teoretica lascia, per così dire, le cose come stanno, aspirando solo a conoscere perché stanno in un certo modo, la filosofia pratica, al contrario, cerca di instaurare un nuovo stato di cose, e cerca di conoscere il perché del loro modo di essere solo al fine di cambiarlo. Il cambiamento pertanto è l'essenza del nostro divenire.