“Distesa, come un vecchio addormentato”. Era un po’ così che doveva apparire Bernalda agli occhi di chi la raggiungeva, salendo dalla Basentana, negli anni Settanta. Ed era precisamente la fine degli anni Sessanta quando Enrico Sbriccoli, già Jimmy Fontana, scopriva la Lucania; quando Enrico, grazie a Leda, giungeva a Bernalda per la prima volta.
L'amore - si sa - muove il sole e l’altre stelle; l’amore - a chi ce l’ha - muove il cuore, smuove l’anima. L’amore, quello di chi - un bel giorno - conosce la sua Leda, di Bernalda, nel bel mezzo del trambusto di una caotica Roma. Nel bel mezzo del traffico, del successo, della musica: quella che c’era, quella che ci sarebbe stata. Perché il successo, quello serio, Jimmy lo raggiunge proprio grazie al “paese che stava, che sta - ancora - sopra la collina".
Grazie a Leda, grazie all’amore. Grazie - soprattutto - a Bernalda.
“Amore mio ti bacio sulla bocca, che fu la fonte del mio primo amore”. Tante volte Leda lo avrà portato a Bernalda, il suo Jimmy: per fargli conoscere la famiglia, per farlo innamorare del castello, del muretto che s’affaccia sugli uliveti, delle casette del centro storico. Dei tetti bassi, delle case bianche. Delle sedie - di paglia - rigorosamente di fronte al portone: per tenere il posto, per parlare con la vicina, dopo aver preparato la cena, a fine giornata.
Chissà. Tanto (tempo) o forse poco - chissà - sarà bastato per scolpire l’anima marchigiana di Enrico, per incastonargli dentro l’istantanea di quei ricordi che fanno del sentimento un fotogramma, del ricordo un verso.
Il verso, quello che oggi tutti cantano, quello che parla di un paese senza tempo e senza geografia, "che sta sulla collina".
Che parla di Bernalda, di quel paese che sa presto diventare, per Jimmy, il “paese mio”.
“E sarà, sarà quel che sarà”. Fino a “Che Sarà”, Fontana aveva scritto musica, sì: per sé, per altri. Note anonime, niente di importante.
Poi Bernalda. Poi il 1971. Poi Sanremo, il secondo posto, il successo, le polemiche. Che sarà, con interpreti Feliciano, i Ricchi e Poveri, poi Morandi che la rifiuta - per Feliciano, per non “bruciarsi”; Morandi che poi ci ripensa, ma ormai è troppo tardi.
Nel 1971, “Che Sarà”, la cantano tutti. Tutti. Non chi se l'è inventata. E’ così che la Rca intende cancellare, in un solo colpo, Fontana e la sua storia, l’uomo e il suo vissuto, dietro e dentro la canzone.
Bernalda, l’uomo e il cantante. Da ambrosia a pomo della discordia: a causa di “Che Sarà”, Jimmy lascerà la Rca. E fu sera e fu mattina.
“Ma tutto passa e tutto se ne va”. La radio continuava a cantarla: in italiano, in spagnolo, in tedesco. L’Austria, l’Argentina, la Svezia e la Danimarca la cantavano: nel 1971, "Che Sarà" scala le classifiche europee. Si canta di Bernalda, della sua collina; di Bernalda si narra a… montagne di differenza, a… termometri di distanza. Distanze inenarrabili. Ma - tant’è - la musica è linguaggio universale: non conosce regole, non teme i confini. Si svincola dall’uomo e dalle sue futili passioni, dalle sue aride beghe; esula dall’umana condizione.
“Ti do l’appuntamento come e quando non lo so, ma so soltanto che ritornerò”. C’è chi - lì dentro, nelle note di “Che Sarà” - ci vede la Cortona di Migliacci, chi la Lares di Feliciano. Per i bernaldesi, distesa sulla collina, c’è solo Bernalda. Non può che esserci Bernalda.
Dietro ogni paroliere c’è un uomo; in ogni verso un po’ della sua storia. “Che Sarà” l'ha scritta Enrico, marito di Leda, la ragazza di Bernalda.