Ottima scelta musicale, belle rievocazioni ma poca poesia. In compenso una buona prosa quella dell'aspirante sindaco, l'avvocato Gianni Di Pierri.
Dopo l'introduzione di rito, a rompere il ghiaccio è il candidato Gennaro Manolio che segna il primo punto: il Turismo a Policoro non è solo numeri, "che comunque sono il risultato degli sforzi degli esercenti", ma anche i servizi accessori legati all'accoglienza che mancano.
Poi tocca a Gianni. Ha l'aria da professore, perde i fogli che ha con sé ma non perde mai il filo: sa quello che dice anche forte dell'esperienza di consigliere comunale di minoranza uscente. Parte con Mascia che a suo dire non ha ben capito perché poco prima fosse sul palco, poi tocca a Leone al quale chiede conto dei suoi "17 anni" di amministrazione e lo invita a farsi qualche domanda sui responsabili dei problemi ereditati dal passato di cui spesso il sindaco uscente parla.
Quanto all'agricoltura, core business del Metapontino e della città di Policoro, sottolinea che nella giunta Leone non sia stato nominato l'assessore all'agricoltura.
Tira fuori argomenti, fogli, battute ma documenta tutto in maniera circostanziata.
Nota stonata della sua arringa la parte relativa al ruolo di Policoro rispetto all'intero comprensorio, sicuramente città strategica senza ombra di dubbio ma "capitale" di cosa? Del "Metapontino? O come preferisce Gianni del comprensorio di Eraclea? Di che parliamo? Di città stato, simil-Padania, fazzoletti verdi e ampolle con l'acqua dell'Agri? Dai su, cose di cui si fa tranquillamente a meno, i campanilismi.
Bene gli slanci elettorali, fanno parte dell'atmosfera ma su alcune cose a volte è meglio astenersi.