“Fin da quando ero piccolo ho sempre avuto un amore particolare per la festa del mio paese. A Pignola, in Basilicata, la tradizione vuole che amici, parenti e compaesani si riversino in piazza per vivere insieme momenti di gioia e convivialità. Il padrone della festa è sempre stato lui, il Caciocavallo Impiccato”. Così Saverio Mancino, fondatore, ideatore, degustatore della startup “Caciocavallo Impiccato” ne parla, ce ne descrive la genesi e quasi quasi... ce la fa “degustare” verbalmente.
La storia è quella di un amore. La storia è quella di chi ama talmente tanto un alimento da ragionarci su in termini di guadagno. Del resto, l’hanno fatto di recente a Roma, inventandosi il primo Avocado Bar; lo hanno fatto a Senise, inventandosi il Crusco in versione "chips", da sgranocchiare allegramente passeggiando.
E se “non esiste amore più sincero di quello per il cibo” (G.B.Shaw), questa è la storia d’amore più… autentica che si possa raccontare.
“Ora vivo con la mia famiglia nella città più bella del mondo, Roma (...) - prosegue Saverio. Mi è venuta un po’ di nostalgia. Per questo, qualche anno fa, sono tornato a celebrare quest’antico rito in occasione di cene e feste con gli amici più cari. Sono stati loro, scherzando, a propormi di portare questa tradizione in tutto il mondo. Io li ho presi sul serio. Ho alzato il mio bicchiere di vino davanti alla brace e ho risposto: “Impicchiamolo!”.
Esiste uno starter kit, esiste un kit… di ricarica. I prezzi? 79 euro per il kit di base che comprende asta (per “impiccagione”), caciocavallo da 1,2 kg e miele, fino ai 169 euro per avere in più del pane di Matera, una corona di cruschi, dell’Aglianico del Vulture e la Tartufata lucana. La Basilicata, no: quella, Saverio, non ve la può portare.
alba gallo