I puristi la bagnano in acqua di mare, gli storici la legano alle Crociate, i milanesi la stanno gradendo come alternativa alle loro storie di carne fritta. Ed in Salento si sono inventati un piatto apposta per “sponzarla”, lo “sponzafrisa”, appunto.
Fetta di pane essiccato e cotto doppiamente, la frisa è quel “nome comune cosa (e non di cosa comune!), singolare femminile” che… quando arrivi in Salento non sai cosa sia; quando te ne vai non sai come disintossicartene.
Breve storia di un amore tormentato quella del terrone col cibo, breve storia un terrone che, forzatamente, ha cercato di liberarsene. Del cibo, della frisa e del Salento. Non ci è riuscito. No. Ma che ne parliamo a fare?! Non si può dire che non ci fossero le buone intenzioni, sapete quelle dei “da lunedì, dieta e palestra”, seguiti dai “mai più abbuffate domenicali” e tramontati definitivamente con i “vabbe’, domani si pensa”?
Le buone intenzioni dei frisellari che dal Salento partirono alla volta di Milano (senza colbacco) si tradussero ben presto in Ape Car, quella con cui alle “pendici” del Duomo si “spaccia” meridione. Tradotto in pomodori, i “Frisellari Salentini On The Road” (http://www.meravigliesalentine.it/prodotto.php) si muovono generalmente in branchi di due (panettieri). Li riconosci dal pomodoro e poiché forniscono di solito agli avventori bustine contenenti olio e “ciliegini” da “tocchettare”. Non si esclude connivenza di bottiglietta d’acqua (altrimenti come sponzi?!) e monodose di origano essiccato di primo taglio, sigillato e sciorinato in Montenapoleone come solo Chanel n.5 alle sfilate parigine. Ancora nessun arresto in… “fragranza”. Li trovate, a piede libero, tra guglie e gallerie.
Insomma, giammai si dica che il Salento viene per nuocere. Assaggiare per credere. E chi non “sponza”, milanese è.
Ps: la storia del “Se non ti lecchi le dita…”, avete presente?! Vorrete mica credere che se la siano inventati quelli della patatine?
alba gallo
Foto: http://blog.giallozafferano.it/suditaliaincucina/frisella/