La Regione Puglia è impegnata nella delicata questione degli aiuti di Stato, sollevata rispetto allo stanziamento CIPE di 14 milioni di euro per il potenziamento dell’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia. E’ stato insediato un tavolo tecnico-istituzionale che ha convenuto di chiedere un approfondimento in questo senso agli uffici dell’UE anche per sviluppare un’attività in coerenza con quanto il Piano nazionale aeroporti prevede per la revisione della classificazione degli scali aeroportuali.
La Regione Calabria infine ha investito nel mese di ottobre scorso 2 milioni di euro e più di recente altri 3 milioni di euro ai Comuni chiedendo di poter garantire il trasferimento alla società aeroportuale Sant’Anna di Crotone e il presidente della Regione Mario Oliviero ha ribadito che “non possiamo rinunciare all'aeroporto e si deve lavorare con determinazione perché non un solo minuto si sospenda l'attività". La strada seguita dalla Regione Calabria è particolarmente significativa: i 3 milioni di euro provengono da royalties Eni.
Dopo il report del Thalia sull’impatto dell’Enrico Mattei sull’economia lucana - un incremento del Pil pro-capite Basilicata tra il 2 e il 2,5% (solo nel primo anno di attività); un’occupazione diretta di una cinquantina di unità; un’occupazione indiretta (attività di servizi ed altro) di circa 150 unità; incremento della spesa turistica pro-viaggiatore tra il 5 e l’8%; aumento di insediamenti produttivi (piccole e medie aziende) dell’ordine di una dozzina (solo nel primo anno di attività) e di 150-180 nuovi posti di lavoro, a cui aggiungere il Polo Didattico Aereonautico e di Formazione per figure professionali del settore aeronautico (Progetto Winfly) per un’occupazione stabile (laureati-esperti) di altre decine di unità – c’è quello della Cassa Depositi e Prestiti. II contributo complessivo del sistema aeroportuale all'economia italiana è stimato pari al 3,6% del Pil" considerando "l'impatto diretto, indiretto e indotto degli scali". E visto che il trend del traffico è in continuo aumento, e dovrebbe passare dai 150 milioni del 2014 a circa "170 milioni nel 2030, gli investimenti, sottolinea Cdp, vanno messi in campo subito per sventare il rischio "congestione" con conseguenti "evidenti ripercussioni" sull'economia. Il potenziamento della capacità degli scali, si legge nel report, "dovrà essere realizzato in primis razionalizzando e ottimizzando la capacità esistente, in secondo luogo favorendo l'utilizzo di quella disponibile negli scali più piccoli che possono fungere da 'riserva di capacità' per quelli più grandi in coincidenza dei picchi di traffico o specializzarsi progressivamente su particolari segmenti di attività". E’ necessario tenere conto di due aspetti: da un lato, l’impatto che la presenza stessa di infrastrutture aeroportuali sui territori produce in termini di occupazione, reddito e valore aggiunto, dall’altro l’effetto che un adeguato livello di connettività aeroportuale è in grado di determinare sul sistema economico. A quantificare l’impatto economico della rete aeroportuale sul PIL si giunge considerando diverse tipologie di impatto: l’impatto economico diretto, ovvero l’occupazione, il reddito e il valore aggiunto generati dalle attività direttamente legate alla gestione aeroportuale. In questa categoria ricadono ad esempio le attività connesse a vettori, controllori del traffico aereo, aviazione generale, handler, sicurezza, dogane, manutenzioni; l’impatto economico indiretto, in questo aggregato sono considerate anche anche tutte le attività che si collocano a valle della filiera della gestione aeroportuale e dell’aviazione in generale. l’impatto economico indotto, in questo caso si considera l’impatto generato dal reddito prodotto dagli occupati del settore avio sugli altri settori economici. Accanto a queste tre tipologie di impatto, applicabili a tutti i settori di attività economica, nel caso degli aeroporti si aggiunge una quarta tipologia, il cosiddetto impatto catalitico, riferito al più ampio ventaglio di benefici economici connessi alla presenza di piccoli aeroporti.