“Nel 2003, quando si protestò contro il sito unico per il seppellimento delle scorie nucleari, si innescò il meccanismo della paura che ci costrinse alla mobilitazione. Noi saremo coloro che l’accenderemo di nuovo”. Lo ha dichiarato un rappresentante degli studenti dal palco della piazza, nel dare il via alla manifestazione.
Ce lo auguriamo e glielo auguriamo, ma è più facile a dirsi che a farsi. E intanto è obbligatorio provarci. Tra appelli incomprensibili a disertare la manifestazione per evitare strumentalizzazioni, come quello del Sindaco di Policoro, sarebbe stato più apprezzato invece un invito ad affiancare in massa gli studenti, ed una più che modesta partecipazione delle istituzioni, oltre al sindaco e al vicesindaco di Montalbano Jonico, Piero Marrese e Giuseppe Disanzo, al sindaco di Pisticci Vito Di Trani, a qualche consigliere comunale di Policoro, al rappresentante dell’ UGL Pino Giordano, ai rappresentanti di alcuni associazioni ambientalisti, almeno alla partenza del corteo non vi era nessun altro.
Eppure i possibili pericoli ed i contraccolpi negativi derivanti dalle trivelle in mare non sono meno devastanti da quelli del cimitero delle scorie nucleari, anzi, come affermò un rappresentante di un’associazione ambientalista Felice Santarcangelo, sono maggiori perché la materia nucleare è più regolamentata.
Rischiamo di mettere a rischio un ecosistema e un patrimonio ambientale di inestimabile valore, per recuperare, tra estrazioni in mare e quelli sulla terraferma, neanche il 10% del fabbisogno nazionale.
I nostri pozzi, infatti, non sono come quelli arabi da dove il petrolio, di qualità superiore, zampilla come da una fontana.
Il 70% del petrolio in Italia si trova, purtroppo, in Basilicata.
Le rassicurazioni sulla tutela ambientale, sul miglioramento degli impianti, sui maggiori investimenti in questo settore, lasciano il tempo che trovano.
Per avere paura basterebbe diffondere le immagini di qualche anno fa, quando anche la piattaforma nel Golfo del Messico, che era considerata sicura, provocò il più grave disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti.
Proviamo ad immaginare un simile evento nel Golfo di Taranto con l’ acqua azzurra che si tinge di nero, la sabbia dorata delle nostre spiagge coperta da liquame e i pesci, che ora guizzano fino a riva , anneriti e affogati dal greggio.
I danni alla salute umana derivanti dalle perforazioni sono causati da idrogeno solforato ( H2S), derivante dalle perforazioni, sono rilevanti: per inalazione attraverso i polmoni, per via orale, specialmente dalla digestione di sostanze contaminate assorbite nel tratto intestinale e attraverso la pelle.
C’è davvero da aver paura.
Vincenzo Maida