Giovedì, 01 Giugno 2023

'Don't quit' Antonio! Talento tursitano negli USA Featured

Conosciuto in paese, ora si sta affermando con successo in America, si tratta di Antonio Millione, classe 1986 di Tursi, un diploma di ragioneria nel cassetto e una passione viscerale per la musica e il diploma di maestro di strumenti a percussione conseguito al Conservatorio di Bari. Dal 2014 si è trasferito ad Hollywood per proseguire gli studi al Musicians Institute.

 

Qualche cenno biografico?

“Ho Iniziato a studiare la batteria all’età di 8 anni, poi ho deciso di entrare in conservatorio a Bari nel 2003. Nel 2004  vari tour in giro per l’Italia e numerose registrazioni in studio. Il mio primo album arriva nel 2005 con i Break Up Line. Ho continuato a tenere clinic e lezioni private con i batteristi tra i più famosi come Dave Weckl, Dennis Chambers, Horacio Hernandez e Maurizio Dei Lazzaretti (batterista a Sanremo dal 2001). Nel 2008 sono entrato nella band Becky’s Diary, un gruppo italiano che ha partecipato a show televisivi come “Nientology” e “Scalo 76” e abbiamo composto la colonna sonora di “Diari” presentato anche al  Festival del cinema di Cannes del 2008. Ho registrato dei video con Enzo Piglionica, regista del famoso artista Caparezza. Da quando sono al Musicians Institute  ho suonato e registrato con svariati artisti famosi nei locali americani più importanti quali “House of Blues”, “Whiskey a Go Go”, “Viper” e altri”.

Come è nato il tuo “sogno americano?

“Il sogno americano c'è sempre stato. Sin da bambino dicevo sempre a mamma e papà che un giorno avrei voluto suonare nei locali più famosi al mondo tipo l'House of blues o il Whiskey a go go e pian piano ci sto riuscendo, sempre con umiltà e continuando a studiare e migliorarmi giorno per giorno”.

E’ stato facile inserirsi nella Grande Mela?

“Quando sono arrivato ad Hollywood è stata dura all'inizio. Lontano dalla famiglia, dagli amici, da tutto. Se a questo si aggiunge una lingua diversa dalla mia e dei modi di fare completamente nuovi, si capiscono, anche se non fino in fondo, le difficoltà. Poi vivendoci ti abitui e la vita inizia a piacerti, io sono italiano e sono fiero di esserlo”.

Viste la tua giovane età e il tuo talento che sta emergendo, ti consideri un cervello in fuga da un’Italia vecchia e logora?

“Non mi considero un cervello in fuga ma semplicemente una persona che non può dimostrare il suo valore e la sua arte e professione in un Paese che non crede in te. Fare il musicista in Italia equivale a sentire le persone che ti additano quasi come un mantenuto o un vagabondo. Credo che questo spieghi la poca fiducia che l’Italia ha verso l’arte in generale e la musica. Non ne potevo più . Qui invece è completamente diverso. Se sei un musicista puoi fare carriera e sopratutto fare quello in cui credi”.

Cosa consiglieresti di fare ai tuoi coetanei, musicisti e non solo, per coronare i loro sogni?

“Ti racconto un aneddoto. Un giorno ho incontrato il famoso batterista Travis Barker qui in America, mentre firmava gli autografi del suo nuovo libro. Ci scambiai due parole, senza neppure riuscire a farmi una foto. Gli dissi: Travis io sono un batterista, mi sono trasferito dall'Italia a Los Angeles per inseguire i miei sogni, cosa mi consigli? E lui mi disse: don't quit, cioè non lasciare, non mollare, vai avanti sempre”.

 

Salvatore Cesareo

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