Ditelo ai Picernesi, che ad agosto cedono il toponimo diventando “Porklandia” e tutto il paese celebra per una settimana o giù di lì il maiale in tutte le sue forme. Ditelo ai Bernaldesi, divenuti sezione distaccata delle macellerie pugliesi, che di equini vivono, si nutrono e nitriscono, indisturbati, da anni.
Perché, parliamoci chiaro, è troppo facile fare gli alternativi a Milano, dove anche le formiche sono vegetariane, per scelta. Facile nel mondo in cui tutto nasce trendy a priori; un mondo fatto di crudisti, vegetariani e fruttariani. Un mondo in cui, a pranzo, puoi esser libera di scegliere di mangiare lattughina senza necessariamente essere una lumaca, in cui tutto puoi (non solo a natale): persino pesare meno di 60 kg (per 1,75m) senza essere considerata “sciupata”.
Poi c'è la Basilicata: spiegalo pure a tua nonna che sei fruttariano, la domenica, a pranzo. Spiegale, cercando di essere convincente, che non di malattia trattasi. E buona fortuna.
Ma, della serie “c'è tutto un mondo intorno”, se da Nova Siri t'affacci dal balcone, poco più distante scorgerai la Calabria che non t'aspetti. Ed è proprio da chi pensi si nutra solo di pane e nduja, da quelli che a Nocara ti fanno la Sagra del Maiale, che metti in conto tutto fuorchè una insospettabile vena vegana. Ed è dalla Calabria che un bel giorno hanno tirato fuori una carne che carne non è. Si chiama “muscolo di grano” ed è la traduzione in frumento e lenticchie della carne dedicata a chi pensa che la Fiorentina sia solo una squadra di calcio. Prodotto ad Isca sullo Ionio, il muscolo promette solo gusto e benessere. Commercializzato in Calabria ed esportato nel resto del web, si presta a preparazioni salate a 360°.
Resta un dubbio: virtuoso, miracoloso e tutti gli – oso dello Zanichelli faranno brodo? Ed inoltre che brodo - eventualmente - sarebbe senza vitella?
ALBA GALLO