Piazza strapiena, clima mite e la voce suadente di Max Gazzè, quella capace di convincerti che “l’amore non esiste” e te lo dice con un atto di forza propugnato dalla delicatezza del timbro. Max arriva sul palco accompagnato dal maestro Clemente Ferrari alle tastiere, il polistrumentista Dedo (Massimo De Domenico) agli strumenti a fiato, il chitarrista Giorgio Baldi “alle 24 corde”, il giovanissimo Vito Sardo alle batterie.
Nel frattempo soffia leggero un sottile “vento d’estate” e Gazzè è lì a raccontare “la favola di Adamo ed Eva” e mostrare tutto quello che “una musica può fare”. E te lo dice uno con vent’anni di carriera alle spalle contando anche l’esordio come attore, nei panni del muto Franco Cardillo, in un certo film chiamato “Basilicata Coast to Coast” che ha consacrato la lucania a terra di bellezza lenta e amara, sempre viva nei ricordi di Max “ogni volta che parto-ha detto- lascio qui un pezzo di cuore”.
Anche il tour di Gazzè si chiama Coast to Coast “l’idea- racconta- era quella di suonare al mare e invece siamo arrivati anche in montagna”. Lo ha detto salutando la città di Scanzano, dove si chiudeva nel 2010 il film di Papaleo con l’immaginario festival della canzone. Sembrava per un attimo di essere catapultati lì, indietro nel tempo, in quella piazza nella quale riecheggiavano i versi di “Mentre dormi”, perché Max ha il potere di portarti davvero ovunque anche nel 1995 accompagnandoti per mano e cantando “non aver paura”.
A fine concerto bagno di folla e fan avventati davanti al ristorante, cena di pesce, quattro risate e protagonisti indiscussi i sogni erotico-gastronomici del cantautore, tra cui gli “gnommareddi” fino a quando qualcuno non gli mette in testa che” bhè, deve assaggiare anche il pastizzo di Rotondella”. Max tornerà e lo farà anche per loro ma in primis per il suo folle amore, i “peperoni cruschi”.