Quando nelle case nasceva la figlia femmina, oltre a pezzi di cordone ombelicale, le si allegava la famigerata “dote”, composta da pentole e coperchi da far invidia al diavolo e a Mastrota; la figlia femmina era una specie di raccomandata senza ricevuta di ritorno: la si affidava al marito come un vucumprà alle spiagge ioniche e non poteva metter piede nella casa del padre (occhio: con la “p” minuscola!), se non in caso di straordinari eventi: glaciazioni, avvistamenti alieni o vedovanza.
Era, dunque, consuetudine, ai compleanni e a tutte le feste comandate, regalare alla malcapit... ragazza i pezzi di un puzzle fatto di asciugamani, coperte, tovaglioli, che sarebbero serviti a sopravvivere anche ai più atroci conflitti nucleari. Ed il matrimonio può diventarlo ma, stando alla cronaca (rosa), tale non nasce. Poi esiste la (cronaca) nera, ma questa è un'altra storia.
I matrimoni - nell'epoca in cui il divorzio (figurarsi quello “breve”) suonava come la peste, la stregoneria o le messe sataniche - duravano (pensate!) anche trent'anni, quanto degna medievale usucapione. Le famiglie non avevano mai meno di 10 figli e – strano ma vero – esisteva l'amore, anche se Maria De Filippi non era stata ancora inventata.
Proseguiamo il nostro viaggio nel libro “Verrà il vento e ti parlerà di me”. E quest'oggi nel nostro blog/”tappa” vi suggeriamo un filtro d'amore … colobrarese. Da quelle parti, di magia, pare ne sappiano...LUCANIALOVERS
Alba Gallo
ultima modifica ore 20,17 - 1.06.15