C’è un palcoscenico vuoto, con grandi dipinti – volti di donna – a occupare l’intero campo visivo dello spettatore che – al buio – attende. Attende la poesia mutarsi in parola. Le luci illuminano man mano tre punti, tre donne. La voce, il corpo, la musica. L’atmosfera crea tumulti interiori forti, crudi e spiazzanti.
Ilaria Drago (foto2) ci sbatte l’amore e la verità in faccia senza mezzi termini, ci compenetra dando vita a un folle dramma interiore, facendoci danzare e sanguinare. Un lamento di dolore a sottolineare mancanza e presenza, presenza e assenza attraverso i moti rabbiosi della sessualità femminile, che vengono urlati, quasi a voler espellere il mostro che si nutre di questa essenza, dell’essere donna. Mentre si compie questo laceramento, Alessandra Cristiani si esibisce, nuda, in una danza straziante e Danila Massimi ci attraversa con le sue percussioni e il suo canto. Una bestia che latra, si dispera, a tratti ride e si diverte, piange e canta. Tutto questo per tornare alla luce.
L’ultimo di tre giorni dedicati a Ilaria Drago che, oltre all’Inquietudine della bestia, ha portato in scena, alla Casa delle Culture di Roma, un concerto poetico dedicato al pensiero di Simone Weil e il canto d’amore struggente di MaddalenaMaria che il 7 maggio continuerà il suo incanto al Teatro comunale Diana di Nocera Inferiore (SA).
MARIANNA ZITO