Quel che Dario sa da subito è che gli piacciono i trench e le maglie a collo alto; meno se voglia o meno fare il cantautore. Quindi, nel dubbio, si laurea in Economia (a Siena). Tempi ancora non maturi per l’Euribor in metrica, in cui l’economia stava ancora stretta nel pentagramma.
Nel frattempo, una Brunori Sas esisteva e faceva mattoni (per davvero). E Dario per un certo periodo ha rischiato di farlo sul serio, l’imprenditore.
Ecco, magari se li avesse venduti, i suoi mattoni, più che insonorizzare, le avrebbero bombardate di note le case calabresi. E va un po’ così perché - se la musica ce l’hai nel sangue - è inevitabile che ad un certo punto ti sbrandelli tutto il sistema di certezze, punti saldi e punti luce. E tutti i bypass della routine che gli altri chiamano “vita”. Così, senza preavviso. Magari compilavi una fattura o eri in fila alla Posta. Vabe’.
Il punto è che c’è chi coi mattoni deve tirar su case e chi - con i versi – ti deve aiutare a metter su la famiglia che in quella casa abiterà, famiglia che – magari - si era creata sulla spiaggia di Guardia, fra i milioni di stelle, tra una carota ed una cipolla o alle quattro del mattino. C’è che è giusto che qualcuno i mattoni continui a farli a patto che qualcun’altro ti regali sogni, ti faccia contare i granelli di sabbia, innamorare. Tra chitarre e falò, per quattro minuti e trentasette di salsedine, ormoni, note ed estate. E che la società sia di capitali o di persone, di piastrelle o note, poco conta, purché sia Brunori a cantare ed incantarla.
Alba Gallo