Ed è questo il periodo in cui tacchini e agnelli imparano dalla gazzella di dover iniziare a correre. Le città iniziano la competizione a chi ce l'ha più alto (l'albero), a chi illumina di più finanche i tombini e i bambini apprendono, così, che è questo il momento giusto per iniziare a redigere quella lista che si spaccia per tranquilla e amichevole conversazione con Babbo Natale, salvo poi sfiorare
termini minatori nelle conclusioni tutt'altro che bonarie e concilianti. Conclusioni che incidentalmente includono anche le promesse: di essere più buoni, di non colorare la camicia della maestra con il pennarello, che la matita non deve diventare un'arma impropria con il compagno
limitrofo, e via dicendo; promesse transeunti quanto mendaci, che persino i programmi elettorali, a confronto, sembrano più onesti. E poi c'è lo spirito natalizio, quello che, se non ce l'hai, non lo trovi nel banco frigo, o comunque non tra gli scampi e gli astici; quello che ti riempie i supermercati dal 20 del mese e le palestre dal
20 di quello successivo; quello che si colora dell'oro dei tovaglioli e di verde e rosso, i colori del tuo conto corrente, esattamente prima e dopo l'illusione della tredicesima; lo spirito natalizio, quello che rende lecito il riempimento selvaggio del carrello e la sgomitata da immersione nel freezer per accaparrarsi derrate alimentari che nemmeno gli stessi supermercati pensavano di possedere.
Quello che ti fa ingerire in soli 15 giorni una spropositata quantità di cibo, che mediamente un essere umano ingurgita nell'arco della vita intera, quella stessa che, subdolamente, ti verrà rinfacciata da Luciano Onder il 7 di gennaio, quando le feste ormai saranno belle che andate e a
restare saranno solo le maniglie, con o senza l'amore.
illustrazione dal sito frankezze.it