A livello nazionale, lo stesso gruppo ha ridefinito il proprio assetto distributivo chiudendo ben 114 sportelli e con il declassamento di altre 54 filiali a minisportello. In provincia di Matera sono tre gli sportelli che a causa della “ridefinizione della rete distributiva” abbasseranno le serrande: Ferrandina, Montescaglioso e Tursi.
La filiale della Città di Pierro è stata aperta negli anni ’50 e da allora ad oggi ha sempre rappresentato un punto di riferimento per i tursitani, che da generazioni erano clienti. Purtroppo le esigenze bancarie non rispondono a criteri affettivi e, forse in questo caso, nemmeno tanto a quelli economici in senso stretto. Tant’è che si è preferito chiudere una filiale con oltre mille clienti e in attivo, per una questione di strabica prospettiva, che può essere considerata una manovra difensiva, preventiva, e che probabilmente potrebbe rivelarsi priva di una visione strategica.
Dal 19 gennaio 2014 la sede di Tursi chiuderà definitivamente le porte per trasferire d’ufficio tutti i servizi nella filiale di Policoro. In questi giorni, sono già arrivati gli avvisi (una ventina di telefoniste faranno circa 26.000 telefonate ad altrettanti clienti), oppure le lettere informative, in cui si chiede ai correntisti di recarsi al nuovo sportello. Ma quanti di loro si trasferiranno realmente nel comune Jonico? Difficile prevederlo, ma dalle prime reazioni pare che solo una piccola percentuale continuerà il rapporto con la stessa banca.
La notizia della chiusura è stata accolta negativamente dalla stragrande maggioranza di clienti. Il consiglio comunale ha già deliberato, nella seduta del 29 novembre, “il fermo dissenso dell’amministrazione civica per la chiusura della filiale della Banca Carime spa presente in questa città”, e chiede che “la direzione generale della banca riconsideri la decisioni di sopprimere la filiale di Tursi, attesa la sua indubbia rilevanza per il tessuto produttivo, economico e sociale della nostra comunità”. Abbiamo chiesto anche ad alcuni (ex?) clienti come reagiranno a questa iniziativa che penalizza un intero territorio. Enzo Palermo non ha dubbi: “E’ una decisione assurda che ci coglie di sorpresa e ci penalizza: non avrei mai immaginato una cosa del genere! Ho parlato con altri compaesani e come me non hanno nessuna intenzione di trasferire il loro conto fuori”. “E’ una banca storica, la cui chiusura comporta un danno notevole per il paese. Se ciò avverrà chiuderò il conto, perché dati gli impegni di lavoro non ho il tempo, né la voglia, di andare fuori”, gli fa eco Biagio Iacovino. Per Pasquale Viviano “la chiusura crea un enorme disagio per gli anziani e i cittadini tutti e viene meno lo spirito di concorrenza visto che a Tursi oggi ci sono solo due banche. Inoltre, storicamente, molti imprenditori sono nati con questa banca: mio nonno e mio padre erano loro clienti”.
Attualmente in banca lavorano il direttore Giuseppe Antezza (di Matera), a Tursi dal 2011, e altri due dipendenti, ma in passato sono state impiegate fino a 6 unità. La banca era così radicata che ha acquistato anche i locali dove è situata. Qualche giorno fa è invece arrivata la notizia che nessuno si aspettava. Ma la domanda che ci si pone è: perché invece di chiudere una banca storica e trasferire tutto a Policoro non si è pensato di aprire un minisportello, così da garantire almeno i servizi essenziali (soprattutto per i tanti anziani)? Attualmente a Tursi c’è solo un’altra banca, la Popolare di Puglia e Basilicata, e una sede di Poste Italiane dove si fa una fila interminabile: basteranno ad accogliere tutti i clienti. Forse, si spera, per una banca che si chiude potrebbe esserci qualcun’altra che se ne apre?
Leandro Verde