Dicevamo: chiedete in prestito i colori di Kandinskij, a Seurat la discontinua e lentigginosa pennellata, poi mettetevi in macchina e andate a Taranto, per esempio. Nel Castello Spagnolo vi si presenteranno Athos Faccincani, di professione “pittore”, ed il risultato dei suoi trip, non solo mentali: le sue tele. C'è che lui, Athos, dal nome singolare quasi quanto i suoi soggetti, fa il paesaggista. E si sa, ognuno ha i suoi problemi. Lui è affetto dalla sindrome della riproduzione compulsiva e vivace della natura, soffre di disturbi dei toni scuri e di schizofrenia da tracotanza dei colori. Provate, se ci riuscite, a tradurlo in quadri.
C'è chi ci ha provato e sconta i suoi giorni in un penitenziario. Ma questa è un'altra storia. C'è chi con migliori risultati espone nelle migliori Gallerie d'Arte del mondo e viene anche apprezzato. Tornando a Faccincani, di lui sappiamo almeno due cose: ama le gite fuori porta (non quelle degli Smart Box) ed è meteoropatico. Per intenderci: una di quelle persone alle quali 15 giorni a Milano potrebbero compromettere gli equilibri fisiologici. Sì perché le sue tele non conoscono il grigio (e figuriamoci il nero!) e le sue tele non conoscono né mezzitoni (e non è una frase fatta). La verità è che in Faccincani il colore muove il sole e le altre stelle.
Perché basta un poco di tempera e va giù tutto: anche le nuvole, anche le più male intenzionate, portatrici di cataclismi e – #diocenescampi! – alluvioni. E Valentino avrà pure i diritti sul rosso, Stendhal anche quelli sul nero, e poi c'è chi di nascosto ti ruba le caramelle e chi a queste preferisce l'arcobaleno. Salvo poi usarlo per farci la sua ruota, in barba ad ogni deja vu, dimostrandoti che gli altri pittano, lui traduce in immagini variopinte quanto la natura rivela all'osservatore. Traduzione del concetto di “altro livello”. Standing ovation inclusa. Insomma, morale della mostra: c'è chi “per dipingere una grande parete usa un grande pennello”, chi “ama l'amore e i sogni di gloria”; chi fa esplodere il colore, chi disegna paesaggi e poi c'è Faccincani. Punto.
Alba Gallo