Andrea corre.
Ed io ho corso con gli occhi. A differenza di Andrea, però, durante la maratona la mia mente era tutt’altro che sgombra e pacata: il motivo della corsa pulsava tra le pupille avide e i neuroni esagitati costringendomi a rimanere incollata alle pagine fino alla fine, a cercare senza sosta e col fiato sospeso tutti quei luoghi “Dove non arrivano gli occhi” – e neanche la grazia di Dio, aggiungerei. Ma rallento all’improvviso, non c’è fretta. Del resto a Castelfedele la vita procede lenta e tranquilla, è un paese che pare sospeso in un tempo stantio da quando Paolo, il fratello di Andrea, è stato brutalmente assassinato. Sono trascorsi dodici anni da allora, da quando Andrea correva sulle sue gambe di bambino che brama una pizza, da quando la sua vita è stata tranciata “in due segmenti distinti, nel prima e nel dopo”.
Dodici anni, eppure quando Piero scompare e il corpo esanime di Claudio viene ritrovato per strada sembra che le lancette di quel tempo spezzato siano tornate indietro. E se all’epoca l’omicida di Paolo riuscì a farla franca, questa volta le prove sono schiaccianti ed ogni frammento di verità riconduce indubbiamente a lui, a quel Sebastiano Grassi mezzo matto, straniero, omosessuale e per di più pedofilo che spaventa l’intera comunità da più di due lustri. Giustizia sarà fatta, finalmente.
Ma no, così non va. Che razza di thriller è? Questa volta Edigrafema ha toppato clamorosamente. Tuttavia non sono solita abbandonare la nave durante la tempesta e fortuna vuole che lo stile di Marra curi il mal di mare e che i suoi personaggi siano un equipaggio ben assortito. Ascolto le loro storie senza fiatare, immagino i loro drammi e assaporo le emozioni che vogliono condividere con me nel silenzio irreale che segue un nubifragio.
E proprio nella quiete dopo la tempesta rifletto che “Dove non arrivano gli occhi” arriva il sospetto, il timore che non tutto sia davvero come appare. Il dubbio di aver sottovalutato chi ho di fronte. In quel muto e desolante scenario avverto un suono che mi riscuote dall’incertezza, perché “Dove non arrivano gli occhi” s’affina l’udito e quello che sento è un rumore che spacca il libro in un prima e in un dopo: forse è lo sciabordio delle onde, quando “David Palermo ondeggia con i pensieri stanchi nel cuore della notte”, o magari è uno schianto, come se l’intuito dell’ispettore avesse urtato contro quell’iceberg che è l’agghiacciante verità, o ancora è il cigolio della porta delle indagini che si riapre. Di certo nei miei timpani riecheggia il fischio dello starter che mi sollecita a riprendere la corsa. E più veloce di prima.
A quanto pare Edigrafema ha vinto un’altra scommessa grazie a Raffaele Marra che, oltre che un ottimo scrittore, dev’essere certamente un bravo giocatore di poker. Ma non me ne dispiaccio affatto. Anzi, continuerò a sedermi al loro tavolo, perché questo bluff ci è piaciuto un sacco.
SARA CALCULLI