Nessuna grande rivelazione, ma un semplice racconto, l’ omaggio di un allievo al suo maestro. “La morte di ciascuno riflette la propria vita” e la sua fine fu appunto violenta, improvvisa e forse aspettata come tutte le emozioni, le situazioni e le accuse che lo travolsero nella sua esistenza.
La somiglianza di Willem Dafoe disorienta. La pacatezza dei modi, la malinconia, la “gentilezza femminea”, il passo lento e deciso nei dintorni di Termini, la mano sul viso ricostruiscono un personaggio ormai inesistente ma inevitabilmente presente. La morte è realistica, cruda e perforante. Ovviamente Ostia, ovviamente l’idroscalo, ovviamente Pino Pelosi. Colpo di spranga, il sangue sul viso e un corpo investito da un’auto.
“Apparvero anche i due popolani che avevano scoperto il tuo corpo. Dissero che da lontano non sembravi nemmeno un corpo, tanto eri massacrato. Sembravi un mucchio di immondizia e solo dopo che t’ebbero guardato da vicino si accorsero che non eri immondizia, eri un uomo. Mi maltratterai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una luce s’è spenta? “
Immenso Uomo. Immensa Voce. Immenso Pasolini.
MARIANNA ZITO