
Nelle segrete del Castello di Holdwarts, il Preside della scuola di Magia-delle-Parole Professor Albusicco - sguardo serio e fronte aggrottata - consulta con attenzione delle provette borbottando fra sé e sé.
«Semi di autostima a crescita rapida, nozioni di marketing in chicchi, un cucchiaino di grammatica italiana, una spruzzata di critica letteraria fatta in casa, polvere di grandi nomi, succo di scarsa professionalità e banalità a volontà. Cosa posso mettere ancora, perché funzioni?». Scarta la boccetta con la dicitura “Talento-Sacrificio-Immaginazione”, afferra una fiala colma fino all’orlo di un liquido viscoso e la svuota nel pentolone recitando l’incantesimo: «Promesse di gloria eterna, estrapolate da sorriso ammaliante, incanteranno come un biberon di latte caldo incanta l’infante!». Nella brodaglia che nuota nell’enorme calderone appaiono allora frizzanti bollicine che gli soffiano in faccia un’aria soddisfatta. «Bene», commenta immergendo le dita in un mortaio, «Ora un pizzico di “comparse televisive” per dare un po’ di sapore al tempo che gli faremo perdere qui sotto. Che sia streaming, satellite o TV, abboccheranno all’amo in mille e più!». Getta nell’intruglio una manciata della spezia finemente macinata e comincia a mescolare accompagnando il gesto con la litania «Soldi a palate di retta annuale gonfieranno le mie tasche fino a scoppiare!». Una vivace fiammata bluastra sembra festeggiare la riuscita del sortilegio. Albusicco si strofina mani e portafogli quando un sinistro cigolio annuncia l’ingresso nella stanza sotterranea di un individuo raccapricciante: un uomo di mezza età dalla stazza impressionante, il ventre gonfio intrappolato da una camicia allacciata per chissà quale concessione divina e in testa un berretto blu con la scritta “Ho voglia perché…”. Un maniaco seriale? No, è solo Roccia, docente di Pedofilia Narrativa. «Professore, arriva giusto in tempo: porti il pentolone a chef Rubo e gli dica di metterne una mestolata per ogni pietanza che servirà da domani. Entro la fine del primo semestre saranno tutti assuefatti e completamente in balìa dei miei monologhi. Se dovesse rifiutare, aggiunga che non pubblicheremo mai più suoi libri di cucina». Roccia acconsente docilmente e s’avvicina ad Albusicco con passo servile. Ma all’improvviso si ferma poco convinto. Non ci sta? No, ha fiutato il mio odore e il suo improvviso buonumore (sono troppo minuta per i miei ventiquattro anni, forse pensa che ne abbia quattordici e mi vuole importunare o, peggio, ispirarsi a me per la protagonista del suo prossimo libro) avverte il Preside di una presenza estranea nella sala.
Ora, nella testa dolorante, solo immagini e frasi disconnesse: la stilobacchetta di Albusicco puntata proprio in direzione del mio nascondiglio; i Mangia Onestà che mi accerchiano per il test d’ingresso (“Paga la retta, paga la retta, scade ad ottobre, fa’ in fretta! Cinquemila euro qui, adesso, è il prezzo del successo! Il tuo nome tra tanti in un’antologia, questo acquisti, è questa la magia. Con ventimila euro passa la paura: diventa editor o un genio della sceneggiatura”); uno stormo di Diseducatori che s’avventa in picchiata su di me. Un attimo prima ero nello studio di Albusicco per prelevare un campione di quella roba che rifila agli studenti e farlo analizzare in laboratorio per ricavarne l’anti-Scuola di Scrittura Creativa per il nostro vaccino, un attimo dopo mi ritrovo in una cella gelida in compagnia di un ex sceneggiatore del talent show “Saranno Scrittori”. Mi racconta di aver boicottato la seconda stagione e di esser stato punito con la reclusione ad Azkabook per tale oltraggio. Dunque mi trovo nella famigerata Prigione di Massima Diseducazione? Mi guardo attorno e ciò che vedo sembra confermarlo: le mura non sono fatte di mattoni, bensì di libri editi dalla Holdwarts Press. Ho sfilato il primo, si tratta di Horrore14. Fuggire è impossibile, mi rivela il mio compagno di sventure, perché i volumi sono stregati: finché non avrò ultimato la lettura non potrò estrarre il secondo e così via...Evadere dalla Prigione di Massima Diseducazione di Azkabook significa diventare bibliomane o addirittura abibliofobica. Un biglietto di sola andata per il reparto di bibliopsichiatria. Ma da paziente, stavolta. Così la mia breve esperienza di bibliopsichiatra si chiude definitivamente: oltre al danno, anche la beffa.
Sempre ammesso che tutto questo non sia stato solo il frutto della mia fantasia malata di utopia letteraria. In questo caso torno a sognare, a fingere che nel mondo reale qualcuno rifletta mai su queste problematiche e che, magari, i miei bibliocolleghi troveranno un modo per tirarmi fuori da qui prima che sia troppo tardi per la mia sanità mentale…
Sara Calculli